Pubblicato 18 giugno 2013 | Da Redazione - Avv. Bernardini De Pace

“La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice.”
(Benedetto Croce, La storia come pensiero e come azione, 1938)

La violenza non conosce differenze sociali e culturali. Vittime e aggressori appartengono a tutte le classi culturali e a tutti i ceti economici.

La famiglia, il luogo nel quale ogni individuo dovrebbe sentirsi più sicuro e dove dovrebbero essere trasmessi affetto, comprensione, protezione e buoni principi, rischia però di diventare, in caso di violenze e maltrattamenti, il luogo più pericoloso e omertoso.

Non si parla solo di abusi e violenze fisiche, ma anche di violenze psicologiche che, pur non lasciando tracce “fisiche” visibili, segnano profondamente la vita delle vittime.

Le donne sono ancora oggi, purtroppo, le principali vittime di violenza.

Tuttavia, pur rappresentando un fenomeno meno noto, dalle cronache giudiziarie emerge che anche la donna, a volte, si rende protagonista di maltrattamenti assumendo atteggiamenti vessatori nei confronti dell’uomo. È, per esempio, del 6 aprile 2013 la notizia di una trentasettenne di Valderice, nel trapanese, alla quale i carabinieri hanno notificato una misura cautelare personale di “allontanamento dalla casa familiare”.

La donna, da circa cinque anni, “maltrattava il proprio marito con minacce e condotte vessatorie: l’uomo, un modesto manovale dall’indole mite, a volte e per motivi futili, veniva percosso con il bastone o con il “mattarello” da cucina, riportando anche lesioni personali”[. La donna, inoltre, non lasciava al marito neppure i soldi per il pranzo, pur continuando a prelevare i soldi dal conto corrente del marito che, con difficoltà e sacrificio, riusciva a racimolare modeste somme.

Ancora, è dell’8 dicembre 2012 la notizia della condanna da parte di un giudice, donna, Emiliana Ascoli, a Salerno (mentre negli stessi giorni, nel mondo, si celebrava la Giornata contro la violenza sulle donne,) di una moglie per maltrattamenti ai danni del marito anche alla presenza delle due figlie minorenni della coppia.

L’Istat parla chiaro: la violenza, sia essa nei confronti di donne o uomini, si consuma prevalentemente all’interno delle mura domestiche.

Il fatto grave è che, in questi casi, a causa del retaggio culturale, non solo la violenza non viene denunciata ma non viene nemmeno avvertita dalla vittima in tutta la sua gravità.

È per questo indispensabile svolgere una continua opera di sensibilizzazione sul problema informando costantemente le vittime sugli strumenti di tutela offerti dalla legge e incoraggiandole a difendersi e a denunciare.

fonte://www.ami-avvocati.it/addebito-e-violenza