di Massimo Gramellini
In amore conta il sesto senso
Al mondo non esistono i buoni e i malvagi. Esistono comportamenti buoni e comportamenti malvagi. Tutto è duplice in natura: le persone, le azioni e anche l’amore. Eros è malvagio quando si rivolge esclusivamente ai corpi, mentre diventa buono quando è capace di andare oltre l’aspetto dell’amato per lasciarsi sedurre dalla sua anima.
Di tutto il discorso di Pausania, il secondo personaggio a prendere la parola nel Simposio, questo passaggio sulla duplicità dell’amore mi sembra l’unico ancora attuale. Il resto, letto a duemilacinquecento anni di distanza, avrebbe bisogno di sottotitoli culturali. Per Pausania, uomo del suo tempo, l’amore più nobile è quello di un maschio adulto per un maschio giovinetto. Già vedo sopraccigli alzarsi. Così mi fermo, per il rispetto che devo al lettore di oggi e al Pausania di ieri. Mi sento di garantire la pulizia di intenti del relatore: l’amore a cui egli fa riferimento è totalmente disincarnato e assomiglia all’infatuazione intellettuale di un allievo per il suo maestro e di un protettore per il suo virgulto. Ma eviterei di insistere su un punto che richiederebbe una decodificazione di usi e costumi diversi dai nostri, per concentrarmi invece sull’aspetto universale delle sue parole. L’amore che comincia e finisce nel corpo è un sentimento effimero, destinato a scemare con i cambiamenti fisici. L’amore parte dalla chimica dei corpi (questo Pausania non lo dice, però spero che me lo vorrà concedere), ma se si ferma lì non è amore.
L’amore non è definibile se non attraverso i suoi contrari. Possiamo dire soltanto cosa non è amore. E non è amore quasi tutto ciò che battezziamo superficialmente con quel nome. Il capriccio e l’ossessione, per esempio. Ma per Pausania, che in questo è davvero irremovibile, non è amore tutto ciò che muove dalla bellezza dei corpi. Secondo lui ci si può innamorare solo dei caratteri.
Non ho mai visto un uomo o una donna passare le ore davanti allo specchio per guardarsi il carattere. Si controllano le occhiaie e la pancetta. Forse dovremmo seguire il suggerimento di Pausania. Ma se in fondo già lo facessimo? Ci prendiamo cura del nostro corpo perché pensiamo di venire giudicati e scelti in base a quello. Ma poi ci innamoriamo dell’energia di un’altra persona, molto più che del suo aspetto fisico. In amore i cinque sensi contano fino a un certo punto. A decidere è sempre il sesto.
Fonte: Il Simposio di Platone (380 a.C.) Discorso di Pausania