A cura di Adriana Aronadio | 15 marzo 2013
Una patologia, dal nome quasi musicale, che in realtà, nei giorni immediatamente successivi al parto, colpisce il 70 per cento delle donne, e può trasformarsi in vera e propria depressione. "La gravidanza non sempre è un momento felice della vita", dicono gli esperti.
A Ferrara sta aprendo uno sportello di supporto psicologico per donne in gravidanza e neo-mamme, Con l’aiuto invece della pellicola ‘Maternity Blues’, si parla di questa patologia, dal nome quasi musicale, che in realtà è un mix di malinconia e ansia che nei giorni immediatamente successivi al parto colpisce il 70 per cento delle donne, e che può trasformarsi in depressione.
I NUMERI. Gravidanza e maternità non sempre sono uno dei momenti più felici nella vita di una donna. Molte si trovano a dover convivere e lottare con l’ombra della depressione. In media il 16% delle donne soffre di disturbi mentali durante la maternità, con percentuali che vanno dal 10 al 23 per cento in gravidanza e dal 10 al 40 per cento dopo il parto. In quest’ultimo caso con possibili ricadute successive. ”La gravidanza – spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda (Osservatorio nazionale salute donna) – rappresenta per la donna un periodo di profondi cambiamenti fisici e psicologici. Molto importante è dare ascolto a ciò che si prova dentro di sé, perché tristezza, sconforto e ansia possono trasformarsi in sintomi di depressione”. Difatti il 13 per cento delle donne sperimenta un disturbo dell’umore già durante le prime settimane dopo il parto, il 14,5 per cento nei primi tre mesi postnatali, con episodi depressivi maggiori o minori, ed il 20 per cento nel primo anno dopo il parto. Non vanno dimenticati neppure gli episodi di maternity blues (50-80%), condizione fisiologica transitoria che dura circa 1 settimana, e che nel 20 per cento dei casi sfocia in una depressione post-partum, e le psicosi post-partum (1 su ogni 1.000 parti). ”Vi sono alcuni fattori di rischio per la depressione nella maternità – aggiunge Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebefratelli di Milano – come conflitti, mancanza di supporto in famiglia, e violenze, e altri invece protettivi, come il lavoro”.
PIU’ RISCHI DOPO I 40 ANNI. La situazione può essere ancora più pesante per le donne che diventano madri dopo i 40 anni. Un gruppo sempre più numeroso, visto che quasi il 30 per cento dei cicli di fecondazione assistita viene fatto in donne over 40enni. Per loro il rischio di soffrire di depressione dopo il parto è 5 volte maggiore. ”L’ansia che una donna quarantenne vive – spiega Claudio Giorlandino, segretario generale della Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale – è molto forte, e il suo atteggiamento durante la gravidanza è caratterizzato nella maggior parte dei casi da molta preoccupazione. Arriva infatti ad essere in stato interessante per la prima volta spesso dopo diversi tentativi andati a male, o comunque dopo un’inseminazione artificiale.Vive la gravidanza con ansia per la salute sia sua che del bambino”.
Alle spalle di quest disagio c’è, inoltre, il non aver riconosciuto dei fattori di rischio molto forti o il non aver ascoltato la madre quando aveva provato a raccontare i suoi problemi”.
LE RISPOSTE. In Italia sono circa una ventina i centri di eccellenza e riferimento presso asl e ospedali per questa patologia. Per uniformare l’approccio diagnostico e di trattamento Onda ha elaborato delle linee guida in collaborazione con specialisti e i sei centri d’eccellenza di Milano, Torino, Pisa, Ancona, Napoli e Catania. Sempre in un’ottica di uniformare le risposte terapeutiche, le senatrici della commissione Sanità del Senato, Fiorenza Bassoli (Pd), Maria Pia Rizzotti (Pdl) e Rossana Boldi (Lega) hanno scritto al ministro della Salute Balduzzi per chiedergli di istituire presso l’Istituto superiore di sanità un tavolo tecnico per redigere ‘Linee guida nazionali dedicate agli operatori sanitari per la prevenzione, la diagnosi e la cura della depressione perinatale’, ma non se ne conoscono gli sviluppi.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it - di Adele Lapertosa