Marina Cassi 06/03/2013

Festa? Non vorrei raffreddare i cortesi bollori di chi si appresta a saccheggiare mimose e papaveri da donare all’amata, ma mai come quest’anno parlare di festa sembra appropriato come parlare di un hamburger di cavallo a un fantino.

È festa per Loredana che a 55 anni è socio lavoratore di una cooperativa di pulizie che si è vista ridurre le ore di lavoro alla metà e adesso guadagna 600 euro? «Non posso pagare i libri per mia figlia che studia medicina - racconta - era l’unico sogno che avevo».

È festa per Rita, operaia di una azienda torinese fallita a cui scadrà la cassa integrazione il 4 luglio? «E poi - si interroga - che faccio? Neanche le pulizie perchè ormai le case le donne se le puliscono da sole, non hanno più soldi».

È festa per Luisella che doveva andare in pensione quest’anno e ci andrà tra cinque? O per Emma che è in mobilità e la pensione la prenderà chissà quando.È una cosiddetta esodata e vede sfumare i risparmi e crescere la paura nel futuro.

È festa per Laura laurea magistrale 110 e lode, dottorato di ricerca, tre lingue che per continuare a studiare e scrivere di Storia - pare che un paese immemore come il nostro la ritenga del tutto superflua- deve migrare in Portogallo? Nel Paese del fado saranno anche messi malissimo, ma sono ancora in grado di riconoscere un talento vero.

È festa per Franca che ha finito una serie di contratti di collaborazione e adesso deve rimanere a a casa novanta giorni per averne un altro come impone l’ultima legge. Non ha dubbi: «C’è già un’altra al posto mio. Ormai sono fuori e adesso?»

È festa per Santina che ha lavorato tutta una vita ma ha - come si dice ora - una storia contributiva difficile. Tradotto: ha sgobbato quasi sempre in nero e adesso riceve 460 euro di pensione?

È festa per Lorella, operaia, che è fortunata. Lavora, non è in cassa, l’azienda non è in crisi. Ma deve mantenere la famiglia del figlio che ha perso il posto. Si arrangia: «La vera angoscia è l’imprevisto. Se muore mia madre che è molto anziana e malata come lo pago il funerale?». Sono infinite le storie di donne lavoratrici che arrancano - come e peggio dei maschi - e che hanno un solo desiderio: tornare a prima della crisi quando lavoravano, si sbattevano, faticavano e avevano la certezza di ricevere lo stipendio. Non chiedono molto di più.

Poi c’è l’orribile problema delle donne uccise da mariti, fidanzati, amanti, ex di ogni tipo. Ma questo poco ha a che fare con il lavoro. O forse sì . Perchè spesso una donna resiste in un matrimonio demenziale perchè non ha di che vivere. E la crisi uccide anche il diritto di essere libera.