da rassegna.it

A cura di Anna Tarantino

Lo Svimez scatta una fotografia impietosa dell'isola, dove negli ultimi 4 anni si sono bruciati oltre 47mila posti di lavoro, il 10% del totale nazionale. Il tasso di occupazione degli under 35 è sceso sotto il 30%, ma per le donne va molto peggio.

Una regione poco industrializzata, dove rischia di sparire il limitato tessuto esistente, dove sono andati persi negli ultimi quattro anni oltre 47mila posti di lavoro e dove solo una giovane donna su 5 è occupata regolarmente. E' la desolante fotografia della Sicilia scattata dallo Svimez, in occasione del seminario "Svimez 2012 e Sicilia: uno sguardo oltre la crisi. Condizioni e sfide per rilanciare lo sviluppo”, che si è tenuto martedì 4 dicembre a Palermo a Palazzo Steri dell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno.

La cifra di 47mila posti di lavoro persi significa che la Sicilia ha bruciato da sola oltre il 10% di tutti i posti di lavoro che sono venuti meno in 4 anni a livello nazionale: su una perdita totale in Italia di 437mila posti di lavoro, 47.314 sono stati i posti di lavoro persi in Sicilia, mentre gli occupati in Sicilia pesano solo per il 6,2% del totale nazionale.

In un contesto già difficile, la vera e propria spina nel fianco è data dall’occupazione giovanile e femminile: il tasso di occupazione degli under 35 è sceso in Regione dal 32% del 2008 al 29,7% del 2011. In altri termini, in Sicilia è occupato regolarmente solo un giovane su tre. Ancora più drammatica la situazione delle donne: nel 2011 solo una su cinque è stata regolarmente occupata (20,5%), a fronte del 47% del Centro-Nord.

Interessante la dinamica settoriale. In Sicilia tiene l’occupazione nell’agricoltura (+5,4% dal 2008 al 2011), mentre a pagare il prezzo più alto è l’industria in senso stretto (-9%) e nelle costruzioni (-25%), dieci punti percentuali in più della media meridionale (-14%). La Sicilia insomma è e rimane una regione ancora poco industrializzata: nel 2011 su un totale nazionale di 4,6 milioni di occupati nel settore, solo 133mila, pari al 2,8% del totale, sono stati rilevati sull’isola.

A fronte di questa situazione, secondo il direttore dello Svimez, Riccardo Padovani, servono "politiche industriali attive immediate, per attivare processi di internazionalizzazione e innovazione, rilanciando l’industria manifatturiera, ma anche favorendo la penetrazione in settori “nuovi” con forte potenziale di crescita: infrastrutture e logistica nell’ottica mediterranea, energie rinnovabili, riqualificazione urbana, reti digitali, ambiente, filiere agro-alimentari di qualità, servizi avanzati e imprese sociali, una moderna industria culturale non solo turistica”.

Interessanti in questo senso in Sicilia le potenzialità che provengono dalle rinnovabili, essendo già oggi l’isola la seconda regione del Mezzogiorno e la terza in Italia per la produzione di energia verde (9,5% sul totale nazionale, dopo Toscana, 22%, e Puglia, 14%). Più in particolare, in termini di potenza prodotta, la Sicilia è leader tra le regioni del Sud per la produzione di energia eolica (24%).