ven, dic 20, 2013 Marco Brezza

Truffa, corruzione e malcostume, consulenze inutili, autodichiarazioni fasulle: sono solo alcuni dei reati denunciati dalla Guardia di Finanza nel corso dell’indagine 2013 inerente al malcostume diffuso tra numerosi dipendenti pubblici nel nostro paese. Sono infatti oltre 5mila i dipendenti pubblici denunciati nell’ambito delle verifiche imposte dai processi di spending review grazie alle quali (come si legge nel rapporto della Guardia di Finanza) si sono potute predisporre “campagne massive di controllo su forme diffuse di irregolarità anche relativamente alla fruizione dei ticket sanitari e delle prestazioni sanitarie agevolate”.

Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, la spesa pubblica del nostro paese sarebbe dovuta scendere sensibilmente nel 2013 grazie ai cospicui tagli previsti dal Governo Letta. Contrariamente a ciò la spesa è invece rimasta stabile sui livelli elevatissimi a cui si è abituati da diversi anni: questo sia a causa di truffe operate dai cittadini sia a causa della corruzione che permea diversi ambiti del pubblico impiego. Questi due flagelli hanno portato ad un immane drenaggio di risorse pubbliche che sono state in questo modo distolte da obiettivi più importanti nel complessivo (e complicatissimo) bilancio statale.

Dipendenti pubblici: le consulenze non necessarie

Ma ecco due perniciose tipologie, scovate dalla Guardia di Finanza, del diffuso malcostume in alcuni ambiti del pubblico impiego italiano: da una parte, infatti, alla voce “consulenze pleonastiche o non necessarie” possono essere ricondotti più di 150 casi, calcolando un esborso illecito che supera ampiamente gli 8 milioni di euro; ancora più elevate sono poi le altre spese causate dalla cattiva gestione delle istituzioni da parte di dipendenti pubblici. Dall’altro lato, molto grave si presenta la piaga degli appalti truccati, di cui un palese caso è costituito dal Comune di Brindisi, all’interno del quale è finita sotto inchiesta l’attività dell’Area Tecnica della Asl per l’assegnazione di lavori a ditte amiche: il Rapporto redatto dai GF afferma in questo caso che “il meccanismo fraudolento prevedeva l’apertura e successiva chiusura delle buste contenenti le offerte economiche delle ditte concorrenti e la comunicazione a ditte conniventi delle informazioni così acquisite, affinché fosse possibile formulare l’offerta più idonea per vincere la gara”.

Malcostume nella sanità: una storia di lungo corso

Per quanto riguarda la sanità, i dati parlano di 626 dipendenti pubblici che dovranno rendere conto del loro operato illecito nell’ambito della loro attività professionale. In questa direzione appare sconsolante la vicenda accaduta nella provincia di Caserta dove l’Azienda Sanitaria Locale non avrebbe aggiornato per diversi anni la quota degli iscritti nelle liste dei medici di base: sfruttando, sia pur inconsapevolmente questa tipologia di omissioni, circa 400 dottori operanti all’interno del territorio della provincia campana hanno continuato a percepire compensi relativi ad oltre 1200 soggetti deceduti, 2mila soggetti emigrati all’estero e 2700 emigrati fuori provincia, per un danno complessivo accertato di 1,5 milioni di euro. Un gravissimo danno per le “piangenti” casse dello Stato.

Corruzione e Malcostume, Funzionari e dipendenti pubblici infedeli: ecco il danno complessivo

Dai falsi poveri ai finti consulenti risultano infine essere 5073 (secondo i dati rilasciati dalla Guardia di Finanza e rilanciati dal Corriere della Sera) i dipendenti pubblici denunciati per fattispecie che oscillano tra truffa, corruzione e malcostume: il danno erariale complessivo si aggirerebbe sui 3 miliardi di euro suddivisi in categorie tra le quali emergono anche quelle inerenti a attività di riscossione, gestione del patrimonio pubblico, frodi su fondi Ue o statali, danni di immagine, spese dirette sotto soglia. In soldoni (è proprio il caso di dirlo), il danno complessivo provocato per l’anno 2013 (fino allo scorso ottobre compreso) da funzionari ed impiegati pubblici infedeli ammonterebbe a oltre 2 miliardi di euro mentre il danno cagionato da truffe si assesterebbe sulla cifra di 1 miliardo e 358 milioni di euro. La somma delle due voci va a comporre l’abnorme cifra sopra indicata: oltre 3 miliardi di euro.