Lettera di Sandro Colombi alla Redazione di “Report”

Egregia D.ssa Gabanelli,

siamo rimasti amareggiati e stupiti dal servizio sulla riforma fiscale trasmesso nel corso della puntata di Report di lunedì 7 ottobre.

Stupiti dal fatto che una trasmissione seria come Report abbia affrontato un tema di tale interesse senza ascoltare la voce di tutti gli addetti ai lavori, ed amareggiati nel constatare come - a seguito della mancanza di contraddittorio - sia stata data ai cittadini e contribuenti una visione non solo distorta, ma palesemente falsa.

Sicuramente, nell'ampia casistica rappresentata da decine di milioni di unità immobiliari accatastate e la registrazione degli atti concernenti i diritti sulla proprietà, errori o disservizi come quelli citati nel corso della trasmissione ci stanno e ci possono stare, non è su questo che verte la nostra critica.

Perché, fino alla fine degli anni ’90 – è doveroso ammetterlo – il catasto era davvero la cenerentola della burocrazia; non a torto, infatti, in quello scenario, il Parlamento aveva riscritto le regole che governavano la materia, prevedendo, con il decreto legislativo 112 del 31 marzo 1988, il trasferimento ai Comuni delle funzioni catastali.
Intanto, nelle more dell'attuazione del decreto, dal 2001 le cose cominciarono a cambiare: nell'ambito della riorganizzazione del Ministero delle Finanze l’ex Dipartimento del Territorio, è stato trasformato in Agenzia del Territorio, Ente Pubblico Non Economico, dotato di organizzazione e struttura indipendenti dal Ministero.

Compiendo un significativo salto di qualità, i dipendenti hanno in breve tempo colmato il gap tra vecchi standard e nuove performance professionali, anche grazie alla disponibilità e ricettività messa in campo nell’acquisizione e nella padronanza delle nuove tecnologie.

Il catasto ha dismesso l’uso dei supporti cartacei, utilizzato la grafica vettoriale, adottato un efficace sistema di telelavoro, costituito database informatizzati integrando ed incrociando i dati relativi al diritto di possesso con i dati tecnici di imposizione fiscale.
Il sistema catastale italiano adesso è studiato e imitato da vari Paesi d’Europa, ed il sito internet dell'Agenzia del Territorio ha ricevuto riconoscimenti internazionali;
attraverso il web ogni cittadino può accedere ai dati che lo riguardano ed interagire con gli uffici. La presentazione telematica degli atti è pratica ormai diffusa in tutto il territorio nazionale, e né il cittadino né il professionista è più obbligato ad affrontare lunghe code per accedere ai servizi. Può agevolmente richiedere le prestazioni dal proprio pc.
Un decennio non è trascorso invano, ed il Catasto ha cambiato non solo volto, ma anche anima. Grazie alla totale informatizzazione, all’assunzione di personale giovane e professionalmente adeguato, al mutamento della sua natura giuridica, da fanalino di coda della pubblica amministrazione italiana si è trasformato in punta di eccellenza a livello europeo.

Una ulteriore concausa di tale crescita professionale va sicuramente individuata nel diretto collegamento di una parte importante della retribuzione alla produttività; quando i mass media si esprimono con generalizzazioni sul pubblico impiego viene spesso invocato questo provvedimento, ignorando, evidentemente, che il personale del Catasto già dal 2001 è significativamente motivato al miglioramento dell'efficienza e ad una maggiore efficacia dell'azione amministrativa. Quindi, per favore, smettiamola di continuare a perpetuare il luogo comune dell'impiegato catastale come sinonimo di improduttività!

Piuttosto, ci viene da pensare che quando il personale del fisco diventa più efficiente, ad essere danneggiati sono gli evasori fiscali, categoria che in questo nostro disgraziato Paese annovera illustri rappresentanti.
Prendiamo ad esempio i cosiddetti “immobili fantasma”; le cifre relative al maggior introito fiscale conseguito grazie alla campagna di rilevazione degli immobili mai dichiarati al catasto sono note e pubbliche, la stampa le ha diffuse esattamente due giorni prima della puntata di Report.
Il personale del Catasto si è rivelato essere al di sopra di tutte le aspettative, ha lavorato molto bene; forse troppo, secondo qualcuno. Forse qualche “potere forte”, preoccupato da questo recupero di efficacia, si è adoperato per sopprimere l'Agenzia del Territorio incorporandola a quella delle Entrate, e bloccare dunque la revisione degli estimi. Una complessa riforma sulla quale l'Agenzia stava lavorando da anni, fondamentale per una equa imposizione fiscale sulla proprietà immobiliare.

Perché l'incorporazione, nonostante quanto è stato detto in trasmissione, ha avuto un solo effetto: differire una riforma ormai pronta. E sappiamo tutti che, in Italia, molto spesso “differire” significa “impedire”. Ed ecco che, guarda caso, con grande tempismo, tornano in auge le voci dei Comuni che vogliono mettere le mani sul Catasto. È vero che, a suo tempo, i dipendenti del Catasto si sono opposti al decentramento delle loro competenze; ma non per il motivo citato nella trasmissione, risibile menzogna! il loro posto di lavoro non era messo in discussione. Anzi, per molti dipendenti l'eventuale trasferimento avrebbe addirittura comportato l'avvicinamento alla propria abitazione. La pura e semplice verità è che gli stessi Comuni – pur bramando le competenze catastali – non avevano nessuna intenzione di ampliare i propri organici assorbendo il personale in possesso delle relative competenze.

Il motivo della protesta era l'orgogliosa difesa dell'identità, della professionalità, dell'appartenenza all'Agenzia del Territorio. Ed anche, lasciatecelo dire con una punta di orgoglio, di difesa del dovere di equità verso i contribuenti. E qui veniamo alla seconda menzogna. È falso affermare, come è stato fatto nel corso della trasmissione che “dare la possibilità ai Comuni di intervenire sugli estimi catastali, significa innanzitutto creare una forma di equità”. Solamente la centralità delle competenze può garantire ai cittadini di due qualsiasi Comuni limitrofi, con identiche caratteristiche immobiliari, una analoga imposizione fiscale. Bisogna anche aggiungere che non è vero che tutti i Comuni sono interessati all'acquisizione del catasto. Le norme attuative del citato decreto 112/1988 avevano infatti già attribuito alle Autonomie Locali la possibilità di assumerne in parte od in toto le funzioni, ma solo una ristretta minoranza ha scelto tali opzioni, mentre la stragrande maggioranza ha preferito continuare a far fare le cose a chi è del mestiere.

Il problema è che il gran numero e la complessità delle mistificazioni operate nel corso degli ultimi anni intorno al fisco rende impossibile riassumere esaustivamente in questa lettera la nostra esigenza di fare chiarezza. Ci auguriamo, dunque, di essere invitati in trasmissione per poter dare il nostro contributo alla imparziale informazione ai cittadini!

Il Segretario Nazionale
F.to Sandro Colombi

 

Lettera di Giovanni Di Pisa

Quanto riportato durante la Sua trasmissione è poco puntuale e di modesta precisione.

Sono convinto che Lei ed i Suoi collaboratori abbiate bisogno di approfondire meglio la materia “ Catasto” .

Certamente, dopo aver arricchito la Sua modesta cultura in merito (non è certo una colpa – Lei è una giornalista pregiata del resto), si renderà conto che le eventuali discrasie nella fiscalità immobiliare sono figlie delle procedure che si sono susseguite nel corso degli anni e che sono state dettate dalle norme del legislatore, generando cosi il “tanto al chilo”.

Sempre nel Suo servizio, viene enfatizzata la figura dell’ANCI (per Sua fortuna la stima di tutti noi le evita di apparire come una giornalista prezzolata che tira fuori un “scoop” ad orologeria)

Lei ha raccolto gli autorevoli pareri dei rappresentanti dell’ANCI e degli Enti Locali, oltre che quelli di qualche altro non meglio identificato personaggio.

Mi permetto, comunque, di farle notare un anomalia del reportage. Trattare un argomento specifico e non intercettare il reale stato dell’arte attraverso le testimonianze di coloro di cui si parla – i vertici dell’ex Agenzia del Territorio per intenderci – non lo trova quanto meno ..bizzarro? Non dà l’impressione di un servizio giornalistico fazioso cosi? Le chiedo lumi in quanto sono un semplice telespettatore.

Secondo il mio modesto punto di vista Lei ha fatto passare due messaggi con lo spaccato della Sua trasmissione che riguardava il Catasto.

Il primo, verso i cittadini. Se un amministrazione, secondo quanto riportato da Lei, non funziona, e, sempre secondo quanto riportato da Lei, i lavoratori della stessa amministrazione non rispondono alle esigenze dei cittadini, secondo Lei quanti dei Suoi telespettatori, si rendono conto che il Catasto funziona seguendo le direttive dell’organo tecnico e politico??

Vede Signora Galbanelli, io non dico che siamo puri e privi di macchie, però mi lasci dire che quanto da Lei riportato non rispecchia le reali dinamiche nelle procedure catastali, o al più lo fanno in maniera sommaria e raffazzonata.

Questo fa si che non venga reso onore, né il giusto merito all’immagine dei lavoratori onesti dell’ex Agenzia del Territorio e di ciò siamo profondamente rammaricati e non per corporativismo o associazionismo ma solo perché chi Le scrive ci lavora e conosce il mondo “Catasto” molto meglio di chi sta dietro una telecamera.

Sempre con riferimento al Suo servizio , mi lasci precisare la questione “Decentramento”. Quella capziosa presentazione (manifestazioni e dissenso sulla manovra di decentramento) della vicenda, anche qui trasmettendo un messaggio assolutamente distorto.

Vede mia cara, l’opposizione che abbiamo sempre sostenuto, sia come lavoratori che come O. S. , è stata fatta anche a tutela dei cittadini e non solo nostra.

Al riguardo, trova più equa una fiscalità immobiliare attuata da un organo “Super Partes”, scevra da qualunque influenza sociale, o un eventuale fiscalità realizzata secondo logiche clientelari e di consenso come quella che farebbero gli enti Locali? Magari un giorno le capiterà di fare un bel servizio sul Business che si creerebbe dietro il Decentramento (società private, esternalizzazioni, fiscalità ad persom, ecc ecc.).

Siamo, noi tutti Lei compresa, dipendenti e pagati dai contribuenti. Io, per esempio, pago il Suo stipendio, cosi come Lei paga il mio. Cosa c’è di meglio che fare il nostro dovere in maniera puntuale ed al meglio delle nostra possibilità dunque? Noi ci proviamo ogni giorno ed ovviamente non siamo esenti da incidenti di percorso né più né meno che come Lei.

Sono sicuro che a breve Le arriverà anche l’inevitabile risposta dell’Agenzia delle Entrate sui temi da Lei trattati.

Potrei continuare ancora ma non voglio tediarla oltre e, se Lei ha avuto la pazienza di leggere fin qui, ne approfitto per porgerLe oltre che i miei personali saluti, anche quelli di tutta la segreteria sindacale che rappresento e dei lavoratori siciliani del Catasto.

Mi scusi per la mediocre grammatica ed approssimativa sintassi ma non sono un giornalista. Sono un Catastale (orgoglioso di esserlo) Mi permetta di omaggiarle questo intanto..

Palermo 08.10.2013

Il Coordinatore Regionale
Giovanni Di Pisa