01/10/2013

Ancora una volta il SAPPE non ha resisitito alla tentazione di mettere il naso nell'altrui attività. Questa volta ha ritenuto dover dare risalto (con enfasi negativa) alle dichiarazioni (riportandole sul proprio sito)  che ho rilasciato ad un corrsipondente dell' agenzia giornalistica ADN KRONOS in relazione alla decisoine adottata dalla Gran Bretagna di vietare il fumo in cella. Premesso che le dichiarazioni riportate, come sempre, sono una sintesi di un ragionamento a più ampio raggio,  non posso non confermare che un divieto di fumo eventualmente disposto in modo affrettato e non organizzato potrebbe ingenerare più problemi di quanti ne possa risolvere. Dunque partendo dalla scontata attenzione ed osservanza alle norme che tutelano il diritto alla salute e  i diritti dei non fumatori (tra i quali mi annovero),   mi chiedo cosa possa succedere di fronte ad un improvviso stop al fumo disposto nei confronti di chi, molto spesso, è costretto a vivere 20 ore su 24 nel chiuso di una cella e, quindi, di eventuali reazioni con le inevitabili ricadute sul lavoro degli uomini e delle donne che operano nelle frontiere penitenziarie.

 Da qui parte il mio ragionamento e la consequenziale proposta di prevedere, laddove possibile e laddove vi sono spazi sufficienti, sezioni detentive con celle per detenuti fumatori e celle per detenuti non fumatori. Utopia? Forse, Ma almeno potremmo provarci. Il problema del fumo passivo in carcere, si converrà,  non è di facile soluzione considerato la difficoltà di organizzare spazi per i fumatori in strutture che di spazi non ne hanno.  Io ritengo che la questione debba trovare adeguato approfondimeno e mi sono limitato ad abbozzare un percorso possibile tenendo presente la realtà a 360°. Diciamoche il buon senso potrebbe aiutare.

E' quindi un crimine pensare ai possibili risvolti di un divieto che potrebbe ingenerare problemi di gestione, tanto da meritare la denigrazione del sindacato con più tessere nella polizia penitenziaria? Io penso di no. Forse, più semplicemente, il SAPPE ha dimostrato, per l'ennesima volta, insofferenza verso chi ha capacità autonoma di ragionamennto e di pensiero e, pertanto, deve essere oggetto di porpaganda negativa. Noi, invece, abbiamo massimo rispetto per le posizioni altrui. Ma noi siamo gente ed una Organizzazione che hanno ben presente la democrazia, le sue regole ed il rispetto per le persone......

Di seguito riporto il lancio dell'ADN Kronos con le mie dichiarazioni  datato 23 settembre 2013

CARCERI: UILPA, STOP FUMO COME IN GB? SOLUZIONE CON CELLE FUMATORI E NON = SARNO, BISOGNA MEDIARE FRA DIRITTO ALLA SALUTE E LIBERTA' DI FUMARE

Roma, 23 set. (Adnkronos)- In carcere celle distinte per fumatori e non. Potrebbe essere questa la soluzione migliore - secondo Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa penitenziari - da adottare in Italia qualora, dopo la Gran Bretagna che ha vietato il fumo in carcere, anche il nostro Paese prendesse misure cautelative, -per salvaguardare la salute di detenuti e agenti penitenziari,evitando anche cause di risarcimento danni. "L'amministrazione penitenziaria- dichiara Sarno all'Adnkronos - potrebbe valutare la possibilita' di collocare, compatibilmente con gli spazi disponibili, i detenuti nelle celle, distinguendo tra fumatori e non fumatori. E' difficile trovare una mediazione tra il diritto alla salute di chi non fuma e quello di chi vuole fumare", ammette Sarno. "Parliamo inoltre di strutture dove i detenuti sono costretti a cucinare, dove fanno i propri bisogni, per cui e' impossibile- afferma - pensare di trovare spazi, per creare aree fumatori, laddove spazi non ci sono. Il carcere per definizione e' un luogo chiuso - conclude il segretario Uilpa - ma bisogna aver
presente anche i diritti dei detenuti fumatori"