di Daniele Cirioli
Stop al rinvio della pensione per restare in servizio fino a 70 anni. Gli impiegati pubblici che hanno maturato un qualsiasi diritto a pensione entro l’anno 2011 infatti «devono» essere licenziati dalla pa. Lo afferma la Funzione pubblica nella nota prot. n. 41876/2013, spiegando che il dl n. 101/2013 ha restituito validità alla circolare n. 2/2012 annullata dal Tar Lazio.
I lavoratori che hanno maturato il diritto alla pensione pertanto devono mettersi a riposo, non avendo più la facoltà di chiedere la permanenza in servizio fino al limite ordinamentale.
La questione è scaturita dalla riforma delle pensioni Fornero del 2011. Con riferimento al settore del pubblico impiego il dl n. 201/2011 (convertito in legge n. 214/2011: la riforma Fornero) ha previsto una deroga stabilendo che continua a valere la vecchia disciplina per quei dipendenti che maturino i requisiti di pensione entro il 31 dicembre 2011.
La deroga è stata spiegata dalla Funzione pubblica nella circolare n. 2/2012 condivisa con i ministeri del lavoro, dell’economia e della p.a., nonché con l’Inps. Da quella deroga la circolare ne aveva tratto l’obbligo a carico delle p.a. di collocare a riposo, a partire dall’anno 2012, al compimento di 65 anni (limite ordinamentale), i dipendenti in possesso nell’anno 2011 della massima anzianità contributiva (40 anni) o della quota 96 o comunque dei requisiti per una pensione, in tal modo abrogando implicitamente anche la facoltà della permanenza in servizio fino a 70 anni.
Successivamente, però, la circolare è stata annullata dal Tar del Lazio che con la sentenza n. 2446/2013 ha riabilitato la possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere in servizio fino a 70 anni (si veda ItaliaOggi del 25 giugno 2013). A mettere la parola fine, però, ci ha pensato il dl n. 101/2013. Come conferma adesso la Funzione pubblica nella nota in risposta al quesito della regione Veneto.
Fonte: www.italiaoggi.it