di Adriana Aronadio

La conoscenza degli uomini ha sempre rivestito grande importanza per ogni organizzazione. Questo aspetto costituisce infatti l’elemento basilare su cui si fonda qualsiasi tipo di decisione riguardi una struttura aziendale. Ma la questione della “conoscenza degli uomini” pone subito un problema: quali strumenti e quali metodi utilizzare per “misurare” la prestazione lavorativa di una persona al fine di tracciare i relativi percorsi di carriera e di sviluppo.

Come sottolinea GianVittorio Caprara, professore di Psicologia della Personalità all’Università di Roma La Sapienza, nasce quindi la necessità per le organizzazioni di sottrarre al caso, all’arbitrio, alla fretta la scelta e la promozione dei lavoratori.

Di conseguenza, pur nel grigiore delle nostre organizzazioni, l’originalità sarà d’obbligo. Si è scoperto infatti che il reale fattore competitivo per una qualsiasi realtà aziendale non è tanto l’innovazioni tecnologica, quanto gli uomini, i loro talenti, le loro abilità. Elementi tutti che contribuiscono a fare la differenza in uno scenario lavorativo mondiale in continuo mutamento.

La valutazione, da questo punto di vista, non può configurarsi come giudizio formalizzato fine a se stesso né tanto meno come strumento impiegato per “premiare e punire”, ma deve essere momento cruciale di una strategia di gestione che tende a privilegiare lo sviluppo della risorsa umana.

I criteri di incentivo e ricompensa devono favorire l’identificazione degli obiettivi personali con quelli aziendali, facendo leva soprattutto sugli aspetti motivazionali dei lavoratori e sulla valorizzazione della qualità della prestazione resa. A tale scopo diventa essenziale per l’organizzazione fare emergere le differenze, combinando gruppi di lavoro con esperienze, conoscenze e abilità diverse e complementari.

Le soluzioni organizzative di gestione del personale devono quindi prevedere sistemi progettati per promuovere comportamenti cooperativi e meccanismi di gestione dei conflitti, spostando il focus dalla critica delle inefficienze e dei limiti del lavoratore alla riflessione costruttiva sulle aree di miglioramento e alla valorizzazione dei punti di forza.

Ciò implica dare un senso a ciò che una persona fa all’interno della sua organizzazione, dare la giusta importanza al suo contributo, valorizzare le sue abilità, riconoscere che la sua presenza è importante.

Ciò significa dare spazio affinché possano emergere le vite di ognuno.