26 giugno 2013

“Su un punto occorre essere chiari e responsabili : il cosidetto decreto carceri all’esame del Governo costituisce , certamente, un importante ed apprezzato atto di attenzione verso una delle più delicate questioni sociali, qual è l’emergenza penitenziaria, ma non può essere rubricato tra gli atti risolutivi di quella emergenza”

E’ quanto sostiene Eugenio SARNO, Segretario Generale della UILPA Penitenziari, che aggiunge “Purtroppo per troppi anni l’attenzione al carcere, ai suoi drammi ed alle sue criticità, è stata regolata da un pendolo emotivo che non sempre ha consentito di legiferare con logica efficiente. Troppo spesso più che a risolvere le gravi questioni che affliggono il sistema penitenziario, con norme specifiche ed utili, si è pensato alla pancia dell’elettorato in nome di un equivocato allarme sociale. Ben vengano , quindi, i necessari correttivi alla Cirielli; ottima l’eventuale estensione della messa in prova anche per detenuti adulti e quant’altro prevede il decreto. Ma – dichiara SARNO - perché l’Italia sia al riparo dalle condanne comminate dalla CEDU per il trattamento inumano e degradante serve ben altro e molto di più. Per quanto ci riguarda, dall’alto della nostra conoscenza e della nostra competenza, non possiamo non ribadire che, in attesa dell’auspicata riforma complessiva del sistema Giustizia, l’unica soluzione che consentirebbe di far rientrare nei parametri di legalità il sistema carcere è un provvedimento di indulto ed amnistia. Le circa 24mila presenze in esubero rispetto ai posti effettivamente disponibili (43mila) determinano condizioni di inciviltà detentiva non consone ad un Paese civile . D’altro canto è sotto gli occhi di tutti – osserva il Segretario Generale della UILPA Penitenziari – che il moltiplicarsi di malattie infettive, le difficoltà a garantire cure sanitarie efficienti, il grave e preoccupante fenomeno dei suicidi (benché vi sia un trend in calo), i numerosi decessi per cause naturali, l’impossibilità di articolare percorsi riabilitativi attraverso attività socio-pedagogiche , la mancanza di spazi determina quelle condizioni di inciviltà ed inumanità sanzionate dalla CEDU. Ancora una volta, però, non possiamo non sollecitare ad una più attenta e puntuale osservanza della norma che prevede le espulsioni sia in fase di patteggiamento che quale misura alternativa alla detenzione. Norma già esistente ma poco applicata, nonostante le notevoli potenzialità deflattive del sovraffollamento carcerario che potrebbe produrre”

Ma la UILPA Penitenziari torna a chiedere maggiore attenzione anche verso i problemi degli operatori penitenziari “Si possono promulgare tutte le più belle leggi di questo mondo, ma senza gli strumenti necessari per renderle funzionali ed operative si tratterebbe di mera operazione di facciata. Pertanto occorre rivedere i tagli ai finanziamenti ( ricordando che dei circa 165 euro di costo giornaliero per detenuto solo 3,60 sono destinati al vitto quotidiano). E non basta garantire la presenza degli operatori pedagogici (educatori ed assistenti sociali) quanto metterli nelle condizioni di poter operare. L’intelligente e lungimirante progetto dei circuiti regionali e della sorveglianza dinamica – sottolinea Eugenio SARNO - da solo non serve se si continuano a depauperare gli organici della polizia penitenziaria. Riformuliamo una auspicio già altre, e più, volte espresso : che si promulghi una norma che preveda che ad ogni apertura di istituto o reparto detentivo nuovo si proceda all’assunzione del personale necessario. Vogliamo ricordare che nel 2000 furono decretate le piante organiche della polizia penitenziaria che prevedevano una dotazione di 45121 unità . Nel 2001 con circa 48mila detenuti presenti erano operative circa 42muila unità. Oggi con circa 67mila, e diverse nuove strutture nel frattempo aperte, le unità di polizia penitenziaria in servizio non superano le 38mila. Non credo – chiosa SARNO - serva aggiungere altro"