Guido Scorza  27 aprile 2013

73 volte su 100 quando un cittadino chiede allo Stato di accedere a documenti o informazioni che lo riguardano, lo Stato risponde in modo insoddisfacente o, peggio ancora, in 65 casi su 100 non risponde affatto.

Che si tratti di ambiente, diritti umani, giustizia, spesa pubblica, educazione, servizi sociali, investimenti finanziari o salute, non cambia nulla.

Inesorabilmente l’amministrazione pubblica oppone il silenzio a chi chiede di sapere.

Sono questi alcuni degli sconcertanti risultati di una ricerca condotta da Diritto di Sapere, un’associazione senza scopo di lucro, che tra gennaio e marzo del 2013 ha presentato 300 istanze di accesso a documenti e informazioni pubblici ad oltre 100 diversi enti pubblici.

In 196 casi su 300, lo Stato ha risposto con il silenzio e solo nel 4% dei casi ha avuto l’educazione – perché di questo si tratta – di prendere carta e penna e preoccuparsi, almeno, di spiegare ai cittadini perché riteneva di non poter accogliere la domanda di accesso.

Solo in 40 casi su 300 l’Amministrazione pubblica ha fatto il suo dovere e fornito ai cittadini i dati che richiedevano.

E pensare che giusto la scorsa settimana è entrato in vigore il nuovo c.d. “decreto trasparenza”, lanorma contrabbandata dal Governo come un FOIA, ovvero una legge volta a riconoscere a chiunque il diritto di accedere ad ogni informazione e documento in possesso della pubblica amministrazione che, in realtà, meno prosaicamente, si limita a riorganizzare le disposizioni di legge già esistenti in materia di trasparenza.

Inutile, in un Paese come il nostro, continuare a sfornare testi di legge sull’accesso alle informazioni pubbliche o a riempirsi la bocca – all’indomani di ogni scandalo – della parola “trasparenza”.

Sin qui, sfortunatamente, si tratta di un’espressione sconosciuta al vocabolario dell’amministrazione pubblica italiana.

Prima di varare nuove norme sulla trasparenza, forse, bisognerebbe preoccuparsi di far funzionare quelle che ci sono da oltre un ventennio ma vengono sistematicamente tradite da un’Amministrazione che non accetta l’idea di lasciare che il cittadino guardi all’interno del Palazzo.

Passi, peraltro, la paura di permettere a cittadini e giornalisti di sbirciare dentro l’amministrazione con scuse ed alibi più o meno pretestuosi ed infondati ma che lo Stato neppure si preoccupi di rispondere a chi chiede di sapere è davvero inaccettabile.

Altro che amministrazione trasparente, l’amministrazione è, nella più parte dei casi, tanto maleducata da non rispondere neppure a chi chiede di sapere.