di Carmen Valisano | 18 aprile 2013

«Se finora non è mai accaduto nulla, è un puro miracolo». Secondo Armando Algozzino, segretario della Uil Pubblica amministrazione, tra carenze di uomini e mezzi vetusti, la situazione quotidiana a Catania regge per intervento divino. Traduzioni e piantonamenti sono effettuati sotto organico, con grave rischio per guardie e carcerati. «Se c’è un’evasione, chi paga? Sempre il personale»

«Fino a oggi non è successo niente, grazie a Dio». Affidandosi al Padreterno, secondo il segretario della Uil Pubblica amministrazione Armando Algozzino, si può sperare che non succeda nulla di grave nel corso dei trasferimenti di detenuti e nei piantonamenti che quotidianamente vengono effettuati a Catania e in tutta la Regione. A occuparsene è «il nucleo operativo traduzioni e piantonamenti di Catania-Bicocca». Secondo i regolamenti ministeriali, ogni due anni dovrebbero giungere nuove forze che possano specializzarsi in uno dei settori potenzialmente più vulnerabili. A Catania, invece, vige un sistema di rotazione che «non apporterebbe alcuna miglioria nell’organico – denuncia il sindacato in una nota ufficiale – e farebbe venire meno il principio della professionalità voluta dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria». E non risolve nemmeno il problema endemico della carenza di personale. Il nucleo di stanza a Bicocca «era formato da 196 agenti. Oggi sono rimasti meno di 100», spiega Algozzino. In totale, il deficit di uomini in tutta la Sicilia è di 300 unità, un terzo è assorbito quindi totalmente dal fabbisogno etneo. «Questa rotazione a cosa serve?

Cento ce ne sono, cento ne restano. Il decreto parla chiaro: ogni due anni devono essere fatte le integrazioni nei nuclei».

Se dei problemi nelle carceri se ne parla – anche se le condizioni non migliorano, nonostante le denunce – dei lavoratori di queste strutture spesso si conosce poco. «I cittadini non sanno che escono 27 detenuti con cinque-sei agenti». Problemi anche nella sorveglianza in ospedale: «A piantonare dovrebbero essere tre agenti», ma spesso il numero si riduce a due. «Se c’è un’evasione, chi paga? Sempre il personale». E in caso di emergenza, il numero di agenti che effettua le scorte è «insufficiente sia per la sicurezza del personale che per quella degli stessi detenuti», oltre che delle persone ignare che potrebbero essere coinvolte.

Problemi anche sul fronte blindati e cellulari: «Solo quattro sono i mezzi idonei alla circolazione», afferma il sindacalista. Gli altri non potrebbero circolare, in verità: «In condizioni fatiscenti, freni che non funzionano, copertoni lisci, fari che non funzionano». E così capita che in un tragitto estivo da Catania a Palermo, dentro un automezzo con l’aria condizionata guasta, svengano allo stesso modo reclusi e agenti sfiniti dal caldo. «Soffre il detenuto come soffre chi lo scorta».

Un rapporto – quello tra carcerati e militari – che funziona secondo strane dinamiche. Ai lati opposti delle barricate, nel caso italiano si trovano a soffrire molto spesso gli stessi problemi. Sulla notizia di cronaca che riguarda l’arresto ieri di un agente di polizia penitenziaria, Giuseppe e Seminara, accusato di aver passato telefoni, champagne e informazioni ad altri detenuti del clan Santapaola-Ercolano Algozzino non si sbilancia. «Faceva servizio all’istituto penale minorile di Acireale e non faceva servizio traduzioni». Difficile, sostiene il sindacalista, che potesse avere notizie utili. «Se dovesse essere così… Qualche pecora nera c’è in ogni famiglia», afferma sottolineando la sua fiducia nell’operato della magistratura.

Sul fronte della vertenza, dagli organi di competenza finora non è arrivata alcuna risposta alla sequela di lamentele: «Tutti fanno finta di nulla», afferma Armando Algozzino che ha scritto l’ennesima nota «nella disperazione». «Le istituzioni dormono», attacca. E non esita a sollevare da qualsiasi responsabilità il personale: «La riteniamo responsabile – scrive ufficialmente, riferendosi al provveditore regionale Maurizio Veneziano – di ogni evento “negativo” che possa accadere al personale del Notp di Bicocca, alla cittadinanza e ai detenuti tradotti e piantonati». «Non ci possono essere direttori e provveditori che non applicano i regolamenti», afferma con decisione il segretario della Uil.

I sindacati minacciano per il mese di maggio manifestazioni e scioperi, se non verrà aperto un tavolo per affrontare le problematiche. Solo nel 2012 – secondo una stima della Uil – in Sicilia sono stati effettuati oltre 18mila spostamenti per 45mila detenuti, con un costo che si aggira attorno a oltre quattro milioni di euro. «Fin quando Dio ce la manda buona…».