In nove mesi boom di licenziamenti (+11% sul 2011). Precari: assunto solo il 5%. Apprendistato per il 2,5%.

La bilancia dei numeri boccia la riforma Fornero nei primi nove mesi della sua entrata in vigore. Più licenziamenti; solo il 5% dei contratti di lavoro precari trasformato in rapporto stabile; collaborazioni in crollo; esplosione delle partite Iva e contenziosi sull'art.18 che intasano i tribunali per via della natura «straordinariamente cavilloso» - come lo hanno definito l'Agi (Avvocati giuslavoristi italiani) - e si è risolto, per opinione unanime di avvocati e magistrati, in «una moltiplicazione dei processi».

Insomma finora le nuove norme sull'occupazione studiate dal ministro del Lavoro, che lunedì 18 marzo ha anche tenuto a elogiare lo spirito e la compostezza con la quale gli italiani hanno accettato i sacrifici per uscire dalla crisi, non hanno regalato gli effetti sperati. Lo ha raccontato un'inchiesta de Il Fatto Quotidiano bocciando le due direttrici della riforma e sostenendo come, da un lato, la riduzione delle tutele occupazionali abbia innescato una serie di licenziamenti individuali prima impossibili (riuscendo per di più a peggiorare la situazione del contenzioso in tribunale), dall’altro gli irrigidimenti sull’uso dei contratti flessibili abbia portato alla perdita di posti di lavoro o a un peggioramento delle condizioni di quelli già esistenti.

LICENZIAMENTI: +11% RISPETTO AL 2011. Dal sistema delle comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro è risultato che sono stati 640 mila i rapporti di lavoro interrotti (tra individuali e collettivi), il che significa un aumento dell’11% rispetto al 2011 e i contratti di apprendistato, su cui la riforma ha puntato come canale privilegiato d’ingresso al lavoro, hanno riguardato appena il 2,5% delle assunzioni. Oltre il 67% delle nuove assunzioni, dall'entrata in vigore della riforma, è stato formalizzato con contratti a termine (1,65 milioni), solo il 17,5% a tempo indeterminato (430.912) e il 6,4% con contratti di collaborazione (156.845 unità). L’apprendistato ha riguardato appena il 2,5% delle assunzioni. Rispetto ai mesi precedenti si è registrato un crollo per le collaborazioni (-22,5%) e per gli «altri contratti» flessibili (-24,3%).

E l'ex ministro Renato Brunetta ha rincarato la dose: «In 3 mesi, da luglio a settembre 2012, sono andati persi oltre 57 lavori “a progetto”, da luglio a dicembre 2012 circa 302 mila posti».

ESPLOSIONE DELLE PARTITE IVA. La Cgia di Mestre ha rilevato una vera esplosione delle posizioni in partita Iva: «Nel 2012 ne sono state aperte 549 mila». «Di queste ultime, 211.500 (pari al 38,5% del totale) sono ascrivibili a giovani con meno di 35 anni. Se infatti rispetto al 2011 le aperture totali sono cresciute del 2,2%, tra i giovani l’aumento è stato quasi esponenziale: +8,1%».

AUMENTATO IL PESO DEL FISCO. Un documento di febbraio della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro ha poi denunciato un ulteriore inasprimento del già alto peso del Fisco sui rapporti di lavoro: colpa, per così dire, dell’aumento dei contributi dovuti per l’Aspi, dei nuovi fondi di solidarietà e dell’aumento delle aliquote previdenziali (che, in realtà, si sta scaricando anche sul netto che arriva in tasca ai precari). Conclusione: «Un elenco di criticità che fanno diventare illusoria la crescita dell’occupazione e che confermano la tendenza alla chiusura delle aziende».

Lunedì, 18 Marzo 2013