di Vincenzo Iozzino | 12.03.2013

La ricostruzione dei debiti "commerciali" dello Stato verso le imprese, a cura del Corriere della Sera, mostra uno scenario poco onorevole, soprattutto se si considera quanto lo Stato sia "fiscale" quando si tratta di riscuotere le tasse. L'ammontare dei crediti (non espressi in buoni del tesoro, bensì in fatture) che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione costituisce senza dubbio un principio di debolezza che in questa fase delicata di crisi economico-finanziaria non giova assolutamente. Parliamo di fatture ancora da saldare alle imprese fornitrici di beni e servizi allo Stato e alle amministrazioni locali.

La parte più consistente dell'intera massa debitoria della pubblica amministrazione è costituita principalmente dalle passività delle amministrazioni locali ed il settore di maggiore rilievo è quello sanitario. I comuni più colpiti, secondo le elaborazioni di Emanuele Padovani dell'università di Bologna, sono Parma con un debito pro capite totale di 4.684 euro, a seguire Torino con 4.575 terzo posto Milano con 3.572 di debito pro capite.

Nonostante che il nuovo provvedimento comunitario imponga rigide regole sui tempi di erogazione dei pagamenti per i contratti conclusi a decorrere dal 1° gennaio 2013, il credito delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione è ancora molto elevato. Secondo la ricostruzione fatta dal professor Padovani, l'ammontare per il 2010 dovrebbe essere pari a 150 miliardi di euro, superando il 10% del PIL, mentre per il 2011 nonostante non si conoscano le cifre dei debiti il conto, secondo la stima potrebbe essere cresciuto di altri 15 miliardi di euro. Per Banca d'Italia i debiti ammonterebbero a 71 miliardi. A discutere di questa brutta faccenda è anche Squinzi, presidente di Confindustria, che in un'intervista fatta al Tg5 dichiara che per uscire da questo grosso indebitamento servirebbe un miracolo o una manovra imminente da presentare nei primi tre mesi di governo. Questa la sua proposta:

Riduzione del costo del lavoro

Abbassare i costi dell'energia

Riforme strutturali del mercato del lavoro (maggiore flessibilità)

Riduzione della spesa pubblica

Calo del carico fiscale

Semplificazione normativa e burocratica

Tuttavia restano ancora seppur irrisorie alcune possibilità per riuscire a smaltire una parte dei debiti: L’intervento di Cassa depositi e prestiti (CDDPP), che potrebbe acquisire i crediti dalle imprese e farsi rimborsare poi dall'amministrazione, seguendo il modello "Sace" (società controllata dalla CDDPP) i cui ambiti operativi sono stati pertanto estesi nella prestazione di garanzie finalizzate ad agevolare la riscossione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche, dove ha già riassorbito i crediti per 4 miliardi dalle piccole aziende ad Arezzo, nelle Marche e in Liguria.