Autunno caldo per i lavoratori del pubblico impiego. È infatti in corso una difficile trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale. Così difficile che il prossimo 19 ottobre FP CGIL, UIL FPL e UIL Pubblica Amministrazione scenderanno in piazza a Roma per protestare contro il governo. Facciamo il punto della situazione con Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione.
Segretario, qualche giorno fa si è svolto all’ARAN un altro incontro sul rinnovo contrattuale, ma la UILPA non sembra entusiasta di come sta procedendo la trattativa. Cosa non funziona?
L’ARAN vorrebbe fissare in anticipo quali sigle firmeranno il CCNL e subordinare a ciò le concessioni da fare al tavolo della trattativa. È una posizione così inaccettabile sul piano del metodo da diventare una questione di merito. Abbiamo ribadito che per noi la contrattazione è sovrana e che il reperimento di risorse adeguate è fondamentale per fare un buon contratto. Del resto, le nostre richieste sono note e certo non cambieremo idea per effetto di pressioni politiche.
Cosa intende per pressioni politiche?
Mi riferisco al ‘suggerimento’ del presidente dell’ARAN di accettare l’offerta del governo adesso, perché il prossimo anno quelle risorse potrebbero non esserci più. Ma per noi la contrattazione ha senso solo se dispone delle risorse per recuperare l’inflazione nel triennio 2022-2024. Un’inflazione certificata dall’ISTAT, confermata dal governo nel DEF dello scorso aprile e che si attesta al 16,5%. Né possiamo accettare il fatto che nell’Atto di indirizzo emesso dal Ministro Zangrillo a fine maggio scorso non vi sia alcuna apertura alla possibilità di interventi normativi che potrebbero, almeno in parte, controbilanciare il mancato recupero economico.
Può indicare un intervento normativo utile a recuperare il reddito mangiato dall’inflazione?
Sì, ad esempio la proroga dei fondi dello 0,22% e dello 0,55% che, è bene ricordarlo, provengono da un accordo firmato dai segretari confederali di CGIL, CISL e UIL con il governo Draghi nel marzo del 2021. E che servivano a implementare i nuovi ordinamenti professionali attraverso la contrattazione integrativa.
Cos’altro avrebbe potuto fare il governo per evitare lo scontro con il sindacato?
Si poteva avviare un ragionamento sulla defiscalizzazione degli aumenti contrattuali e del salario di produttività, esattamente come già avviene nel privato. Si poteva lavorare sull’aumento del buono pasto, che è fermo da più di un decennio. Si poteva rimuovere quel passaggio della riforma Madia che blocca il finanziamento dei fondi per la produttività ai livelli del 2016, penalizzando le amministrazioni virtuose che sono in condizioni di mettere più risorse nella contrattazione integrativa.
Il 19 ottobre la UILPA sarà in piazza con FP CGIL e UIL FPL per protestare contro le politiche del governo. Che cosa vi aspettate dopo?
Intanto chiariamo che questa manifestazione non è mossa da alcun pregiudizio di tipo politico o ideologico. Però è giunto il momento di investire di più in settori essenziali per la società. Penso alla sanità. Penso alla giustizia e a tutte le funzioni che lo Stato svolge a livello centrale. È tempo di rimettere in piedi questi settori, che oggi versano in condizioni penose. Pressoché ovunque abbiamo uffici con organici insufficienti e, di conseguenza, difficoltà sempre maggiori a garantire non solo servizi ottimali, ma addirittura i servizi stessi. A questo punto la privatizzazione o l’esternalizzazione appaiono come le soluzioni più facili.
Però la privatizzazione è un problema che viene da lontano…
Certo. Non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere che anche i precedenti governi hanno commesso errori enormi smantellando l’assetto pubblico di molti servizi. Errori che da molti anni sono sotto i nostri occhi perché in tanti, troppi casi la privatizzazione non ha garantito affatto la qualità dei servizi, né la riduzione dei costi. Perciò non si può più perseverare nell’errore. Oggi un esecutivo che abbia a cuore l’interesse del Paese deve mettere mano alle norme sbagliate del passato e correggere la rotta.
In questo momento i tre maggiori sindacati confederali non marciano all’unisono. In che misura questo può rendere più difficile la vostra battaglia?
È ovvio che se i sindacati sono divisi la controparte ne trae un vantaggio. È altrettanto ovvio che ogni organizzazione sindacale è libera di assumere le posizioni che meglio ritiene opportune. Poi saranno i lavoratori a giudicare. Nell’attuale circostanza, e cioè la trattativa su contratto collettivo, la UILPA è entrata nel merito dei problemi. E per noi il recupero del potere d’acquisto degli stipendi dei dipendenti pubblici è uno dei più grandi problemi che dobbiamo affrontare. Il che significa che è una battaglia alla quale non possiamo rinunciare. Noi non parteggiamo per questo o quel partito, questo o quel governo: facciamo politica sindacale. Il nostro compito è quello di analizzare le criticità del mondo del lavoro, proporre soluzioni e batterci per la loro realizzazione concreta. È su questo terreno, io credo, che emergono le differenze tra un’organizzazione e l’altra.
Pensa che si possano creare le condizioni per la sottoscrizione del CCNL da parte della sua organizzazione?
È una situazione complicata. Che per di più si inserisce in un contesto generale di grande criticità. In ballo non c’è solo il rinnovo dei contratti del settore pubblico: abbiamo un problema di tenuta complessiva del sistema. L’apparato industriale è in sofferenza, aziende importanti o parti significative di esse vengono cedute o dismesse. Noi pensiamo che in questo momento la principale necessità dei lavoratori pubblici sia quella di mettere più soldi nelle loro tasche e abbiamo proposto diverse soluzioni. Di fronte alle quali, però, il governo continua a fare orecchie da mercante. È evidente che se questo atteggiamento dovesse persistere, non ci resterebbe altra scelta che proseguire le nostre azioni di lotta. Non vogliamo e non possiamo fermarci. Lo dobbiamo alle lavoratrici e ai lavoratori che rappresentiamo. Lo dobbiamo ai cittadini-utenti dei servizi pubblici.
Intervista a cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 14 ottobre 2024