Quando si parla degli stipendi dei dipendenti pubblici la stampa ha una brutta abitudine: ai fatti sostituisce gli annunci di cospicui aumenti mensili. In questi giorni si parla addirittura di 180 euro al mese.
Al momento però non si sono visti neanche i 160 euro ipotizzati qualche tempo fa per il rinnovo del contratto 2022-2024. E qualora si vedessero una buona metà di tale cifra (media lorda) è già stata corrisposta in forma di “anticipi” e bruciata dall’inflazione.
Ma allora come si arriva ai titoli giornalistici di 180 euro di aumento? È semplice. Il 31 dicembre di quest’anno scade il triennio di vigenza contrattuale e dal 1° gennaio 2025 scatta l’obbligo (previsto per legge) di corrispondere ai pubblici dipendenti l’indennità di vacanza contrattuale entro aprile, che le fonti stampa calcolano intorno a 20 euro al mese. Basta fare una semplice somma e il gioco è fatto.
Piccolo particolare: tra meno di quattro mesi entreremo nel triennio contrattuale 2025-2027 (probabilmente senza avere ancora chiuso quello 2022-2024 scaduto da 3 anni) e dovremmo iniziare a parlare degli stanziamenti per l’ulteriore rinnovo. Ma qui la propaganda tace, non senza aver inviato un messaggio in codice agli statali: vietato parlare di nuove risorse per i contratti prima di sapere quali impegni sarà costretta ad assumere l’Italia per rispettare i nuovi parametri finanziari europei.
Questi sono i fatti. Il resto è pessima informazione.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 4 settembre 2024