Con una punta di malizia Eurostat ha pubblicato lo scorso 1° maggio un report sulla quantità di ore settimanali lavorate nella UE. Nel documento si scopre che l’Italia è uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di lavoratori impegnati per “almeno” 49 ore a settimana. Nel 2023 quasi il 10% dei lavoratori italiani di età compresa tra 20 e 64 anni ha raggiunto o superato questo limite, sorpassando di oltre due punti e mezzo percentuali la media UE.
E così in un colpo solo crolla tutta la mitologia neoliberista fondata sulla corrispondenza fra scarsa competitività dell’economia e scarsa produttività del lavoro. Al contrario, in Italia si lavora tantissimo rispetto alla media europea. Dunque, la competitività del nostro sistema produttivo dipende evidentemente da altri fattori. Il più importante dei quali è l’organizzazione del lavoro.
Per chi opera nella più grande impresa produttiva italiana, la Pubblica Amministrazione, la scoperta che ci invita a fare il rapporto Eurostat non è una sorpresa. Anzi, conferma ciò che andiamo ripetendo da anni alla politica, ai dirigenti della P.A e alla stampa: la macchina amministrativa italiana non ha bisogno di nuovi sistemi di valutazione del lavoro del personale per funzionare meglio. Tanto meno, ha bisogno di dirigenti “motivatori” o di introdurre “forme di rewarding” per innalzare la propria produttività (si veda l’ultima direttiva della Funzione Pubblica sulla performance).
Per funzionare al meglio la macchina dello Stato ha bisogno di due cose: 1) finirla col costruire modelli astratti che hanno sempre avuto come risultato quello di vanificare l’impegno dei dipendenti; 2) includere il sindacato nel dibattito sull’organizzazione del lavoro. Smetterla di pagare costose e inutili consulenze a chi non è mai entrato in un ufficio pubblico e restituire al confronto sindacale un maggiore spazio di manovra in materia di organizzazione del lavoro è la strada maestra per migliorare ulteriormente i livelli di produttività.
Col prossimo rinnovo del CCNL la Uilpa si batterà per raggiungere entrambi i traguardi. Su questo si concentrerà il nostro impegno rivendicativo quando siederemo al tavolo della trattativa con il governo. È una breccia da aprire a tutti i costi: soprattutto adesso che nei processi lavorativi stanno per essere introdotte dosi sempre più massicce di tecnologia dei cui effetti, in larga misura, non c’è ancora una chiara e consapevole cognizione: né da parte della dirigenza, né da parte della politica.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 8 maggio 2024