Di seguito, l’intervista di “Il diario del lavoro” a Sandro Colombi.
“Tutele, diritti e doveri devono essere uniformi nel mondo del lavoro. Non dovrebbero esserci lavoratori di serie A e di serie B, anche se l’applicazione dello smart working nel pubblico impiego conferma questa ingiustizia”. A dirlo è Sandro Colombi, segretario generale della Uilpa.
Segretario Colombi nel privato smart working per i fragili e per chi ha figli under 14, mentre nel pubblico è arrivata una proroga per i soggetti più a rischio solo dopo una direttiva del ministro Zangrillo, ma non c’è nulla per i genitori. Come mai questa disparità?
“C’è una cultura che affonda le sue radici da lontano, che vede nel lavoratore pubblico semplicemente un fannullone che ruba lo stipendio. Un cultura fortemente alimentata da chi, in passato, ha rappresentato la funzione pubblica”.
Si riferisce all’ex ministro Brunetta?
“Esattamente. Andreste a comprare una lavatrice da un’azienda il cui amministratore delegato ripete continuamente che i suoi subalterni sono dei fannulloni? Io non credo. Ma questo è stato fatto. E anche ora si continua con questa disparità di trattamento, dimenticandosi che sono state proprio le persone del pubblico impiego a tenere in piedi il paese durante il Covid”.
Pensa che ci potrà essere un ricorso per vie legali?
“Quello che le posso dire è che un tribunale si è già espresso in nostro favore per quanto riguarda le disparità nei tempi per le visiti fiscali tra pubblico e privato. E una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le modalità di accesso al Tfr e al Tfs tra pubblico e privato. Io non sono uno che ritiene che il sindacalista vada fatto nelle aule dei tribunali, ma l’ingiustizia è davvero grande”.
Fino a quanto è vincolante la direttiva del ministro Zangrillo?
“La direttiva da delle indicazioni generali, alle quali poi ogni amministrazione deve armonizzarsi. È chiaro che non tutte possono rispondere allo stesso modo. Si pensi alla scuola, dove un insegnante è molto meno remotizzabile di un altro, e l’operazione richiede un costo più elevato. Si andrà così a creare una situazione a macchia di leopardo”.
C’è il rischio che l’amministrazione possa discriminare un lavoratore rispetto a un altro, pur essendo entrambi lavoratori a rischio?
“Nel documento dello scorso 29 dicembre che lo smart working può essere concesso sulla base di accordi individuali, come avveniva anche prima, attraverso il POLA, il Piano Organizzativo del Lavoro Agile. Il punto è che il dipendente pubblico dovrà andare con il cappello in mano per chiedere la smart working, dovendo dare spiegazione sul proprio stato di salute ben oltre il necessario”.
Tommaso Nutarelli