Qual è il problema più rilevante del lavoro pubblico nella sua regione?
È lo stesso che affligge tutte le regioni italiane: la carenza di personale. Giusto ieri ho inviato una lettera al Ministero della Giustizia riguardante la mancanza di sei unità all’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna. Ufficio competente per Palermo e Trapani, dove, su otto contabili previsti, ne sono presenti soltanto due. Un’anomalia che lascia trasparire la gravità del sottorganico in Sicilia e a cui nemmeno i recenti concorsi hanno potuto porre rimedio. Ad esempio, il Ministero della Giustizia ormai non è più in grado di svolgere la propria attività. A questo si aggiunge il problema delle rinunce ai posti di lavoro da parte dei vincitori di concorso. Lo vediamo proprio alla Giustizia, dove molti neoassunti, che sono avvocati abilitati, non prendono servizio. Un fatto che dipende dai bassi salari e dall’arroganza di alcuni dirigenti. Infatti, in amministrazioni dove il livello della dirigenza è migliore, sia nell’ambito delle relazioni sindacali sia in quello del rapporto con i lavoratori, le rinunce sono inferiori.
Gli uffici della P.A. hanno difficoltà a mettere a punto i progetti del PNRR?
Ovviamente sì, perché mancano le professionalità adeguate sia tra i dirigenti che gli impiegati. E poi, se si avesse una struttura basata sulla collaborazione allora si potrebbero affrontare gli adempimenti legati ai progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza senza alcun problema. Purtroppo, la realtà è che la vecchia mentalità dirigenziale, la carenza di professionalità specifiche, le posizioni dirigenziali assegnate ad interim per sopperire alle carenze di organico anche fra i dirigenti e l’aumento dei carichi di lavoro dovuti agli adempimenti per l’attuazione del Piano impediscono fortemente di di raggiungere gli obbiettivi del PNRR. Ci sono dirigenti che hanno anche quattro incarichi ad interim. Come si può pensare che siano in grado di far funzionare bene tutti e quattro gli uffici di cui sono responsabili?
Negli enti della sua regione dove si applica il CCNL Funzioni Centrali il sistema delle relazioni sindacali funziona in maniera soddisfacente?
No, e per diverse ragioni. La prima riguarda uno scontro generazionale negli uffici. Tale scontro inasprisce i vecchi dirigenti e irrita i giovani sfavorendo la P.A. Invece, io credo che sia necessario dialogo che permetta al giovane di acquisire esperienza negli anni di gavetta e all’esperto di lasciare in eredità all’amministrazione un dirigente abile e consapevole. La seconda ragione consiste nella mentalità di una vecchia dirigenza in molti uffici della Sicilia. Tale dirigenza, inebriata dal potere decisionale, esclude le organizzazioni sindacali dalle scelte che riguardano i lavoratori. Viceversa, con le nuove leve dirigenziali che hanno una mentalità più flessibile, collaborativa e consapevole dell’importanza del confronto sindacale si riesce a imbastire un dialogo cordiale ed efficace.
Cosa si può fare per migliorare la macchina amministrativa?
Occorre attivare un circuito virtuoso tra amministrazioni e sindacati. Quando non c’è comunicazione tra P.A. e rappresentanti dei lavoratori il conflitto prende spesso la via giudiziaria. Ma questa via va considerata un fallimento per entrambi le parti. Proprio per questo motivo le i sindacati cercano di ammortizzare le tensioni fra dirigenza e personale riannodando i fili del dialogo. Negli uffici uno dei motivi di tensione è il fenomeno dello stress da lavoro correlato. Purtroppo è particolarmente presente nelle nostre realtà e va seguito con attenzione.
Lo stress da lavoro correlato le sembra più esteso oggi che nel passato?
Indubbiamente oggi proprio ma causa della mancanza di personale. Sempre più spesso i lavoratori si rivolgono al sindacato per denunciare il loro malessere rispetto alla cattiva organizzazione e a carichi di lavoro troppo pesanti. Le amministrazioni hanno il dovere di tutelare il personale rispetto al rischio di stress da lavoro correlato, di cui per legge va fatta la valutazione. Quando le organizzazioni sindacali rilevano la presenza di questo tipo di problema e lo segnalano alle amministrazioni, dovrebbero scattare i meccanismi di tutela previsti dalle norme in materia di salute e sicurezza del lavoro, ma spesso ciò non avviene.
Cosa si dovrebbe fare per aumentare la forza contrattuale del sindacato?
Dirigenza e sindacato dovrebbero ritrovare un dialogo che, a prescindere dalle materie contrattuali, miri al miglioramento della qualità del lavoro nella P.A. in modo da migliorare anche i servizi per l’utenza. La politica, e in particolare la riforma Brunetta, hanno consegnato alle amministrazioni il potere di escludere i sindacati sottraendogli materie fondamentali e limitando di fatto la contrattazione al salario accessorio. Manca la contrattazione sull’organizzazione del lavoro e tale mancanza porta le amministrazioni a rinchiudersi in una deleteria autonomia decisionale che impedisce il confronto con i sindacati e di riflesso con i lavoratori. Spesso le amministrazioni non convocano i sindacati anche se l’argomento non implica l’obbligo di stipulare un accordo. È un atteggiamento miope, che oltre a contraddire la retorica sulla valorizzazione del personale non sfrutta l’esperienza e i saperi di chi consce l’amministrazione dal suo interno e sa dove intervenire per migliorare i processi produttivi.
Roma, 10 luglio 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione