Firmati i decreti attuativi della spending review. Parte la procedura che porterà 337 milioni di risparmi
di Barbara Corrao 25/01/2013
ROMA - Partono i tagli nel pubblico impiego. Sono infatti stati definitivamente firmati, anche dal Tesoro, i tre decreti (Dpcm) che aprono la strada all’attuazione operativa delle misure di riduzione delle pianteorganiche in 76 amministrazioni centrali dello Stato, così come prevede la spending review. Sono coinvolti 9 ministeri, 21 enti di ricerca, 20 enti pubblici non economici e 24 enti Parco oltre Inps e Enac. Alla fine del percorso, sono previsti 7.576 esuberi tra dirigenti e personale non dirigenziale e un risparmio per la finanza pubblica di oltre 337 milioni l’anno.
I SACRIFICI
Anche il 2013 sarà dunque un anno di sacrifici per pubblico impiego che si confronta anche con il blocco dei salari e del turnover (al 20% quest’anno e nel 2014, al 50% nel 2015). Ma il numero dei tagli non deve impressionare: intanto, il numero va rapportato a circa 250.000 dipendenti in essere nel 2011. Ma soprattutto, la procedura che ora si apre prevede una serie di paracaduti e di scalini successivi. Si parte
infatti con la valutazione sulle possibilità di pensionamento ordinario e sui possibili prepensionamenti, due vie d’uscita che hanno la priorità. E si prosegue verificando percorsi di mobilità volontaria, là dove si presentano posti vacanti proprio per effetto delle nuove piante organiche.
Successivamente, si considera il part-time. L’ultima a scattare, quando tutti gli altri tentativi sono stati espletati, è la messa in disponibilità che dura due anni, dà diritto all’80% della retribuzione fissa (escluse quindi le indennità) e si conclude con il licenziamento o con la pensione se nel frattempo saranno stati raggiunti i requisiti. Il percorso è accompagnato dal confronto tra amministrazione e sindacati, tappa per tappa, anche sulla copertura dei posti vacanti che pure ci sono, nonostante il sostanziale blocco alle assunzioni. Con l’emanazione dei tre Dpcm, arrivata in leggero ritardo sulla tabella di marcia, si apre dunque la partita dei regolamenti di riorganizzazione che vanno fatti entro sei mesi. Se si riusciranno a chiudere entro il 28 febbraio la procedura è più rapida, altrimenti i tempi di realizzazione diventano più complessi e più lunghi. Ma questa è una decisione che dipende dalle singole amministrazioni.
«La riorganizzazione delle piante organiche - osservava in questi ultimi giorni il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, in attesa che arrivasse la firma del Tesoro - è una riforma strutturale che rimane. Il prossimo governo potrà attuarla da subito poiché i presupposti giuridici ci sono già tutti. Ne scaturisce un disegno meditato sulle dimensioni ottimali delle amministrazioni centrali. E quando nel 2016 si sbloccherà il turnover si potranno così fare assunzioni là dove servono mentre sarà impedito di assumere là dove il fabbisogno ottimale è già coperto. Si tratta di un passo fondamentale anche per la gestione futura del personale e per realizzare in modo duraturo economie di spesa. Con questa riforma l’Italia scende sotto la media Ocse: ora nessuno
potrà più dire che gli impiegati pubblici sono troppi. Si apre invece la questione della qualità del loro lavoro».Tutta da giocare è invece la partita degli enti locali: Regioni e Comuni. Ma quella si giocherà in Conferenza unificata e sarà il nuovo governo a dovere farsene carico.
MINISTERI
È qui la parte più consistente dei tagli realizzati. La legge sulla spending review, infatti indicava due obiettivi precisi: riduzione del 20% del numero dei posti da dirigente e del 10% della spesa per i dipendenti. Il primo Dpcm, quello su ministeri, enti di ricerca ed enti pubblici non economici (50 amministrazioni) riguarda Difesa, Sviluppo, Politiche agricole, Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Lavoro, Istruzione, Beni culturali e Salute. Restano fuori per ora l’Interno, gli Affari Esteri (il decreto non dovrebbe tardare) e la Giustizia. Per gli enti si va dall’Enea all’Istat, dal Cnr all’Infn (Fisica nucleare), all’Inail, Aran per citare i più conosciuti. La decisione è stata di tagliare 9,3 milioni in più nei ministeri che sono poi andati a beneficio di minori tagli all’Inail (per una cifra analoga).
Tra i ministeri la stretta ha colpito soprattutto Istruzione-Università (+11,6 milioni) e in misura ridotta la Salute (-2,4 milioni). Significa che tutti sono stati tagliati, ma alcuni dicasteri hanno consentito recuperi superiori all’obiettivo. Dei tagli complessivi di personale, 3.236 sono concentrati nei 9 ministeri, 126 nella ricerca e 666 negli enti non economici. Questo ha consentito di ridurre gli esuberi altrove: oltre all’Inail, anche alla Lega Tumori e all’Agenas (valuta costi e servizi sanitari regionali).
Inps e Enac sono stati inseriti nel secondo decreto, tenuto conto che l’ente di previdenza ha in corso la fusione con l’Inpdap e Enpals. Comunque, per l’Inps la pianta organica prevede in tutto 23.420 dipendenti, di cui 345 dirigenti. Gli esuberi ipotizzati sono di 3.314
dipendenti e 16 dirigenti. Nel caso dell’ente per l’Aviazione civile sono invece previsti un massimo di 41 dirigenti e 756 unità non dirigenziali (di cui 25 ispettori di volo). In uscita,74 dipendenti e un dirigente.
GLI ENTI PARCO
Qui la pianta organica prevede un massimo di 490 dipendenti nel totale degli enti Parco. Il taglio delle posizioni, disciplinato con il terzo decreto, genererà un risparmio di gestione di 1,6 milioni.