“La cittadella giudiziaria di Palermo ha progressivamente assunto le caratteristiche di un vero e proprio focolaio, come testimoniano i contagi e il trend crescente di positività al Coronavirus, tra dipendenti, avvocati e magistrati: malgrado ciò, ad oggi, non si registra alcuna presa di posizione seria e concreta da parte dell’amministrazione giudiziaria, al netto di alcuni provvedimenti di routine che, tuttavia, appaiono del tutto inefficaci a fronte delle dimensioni del fenomeno”: con queste parole, il segretario generale della Uil Pubblica Amministrazione Sicilia Alfonso Farruggia interviene nuovamente in merito alla situazione in atto presso il Tribunale, sottolineando l’alto numero di casi verificatisi nel corso delle ultime settimane.
“Ho partecipato a tutti gli incontri on line indetti dall’amministrazione – spiega l’esponente sindacale –continuando a sollecitare l’immediata concretizzazione di interventi a tutela della salute pubblica, tuttavia il solo argomento che ha registrato interesse da parte dei vertici riguarda lo smart working e, nella fattispecie, la tipologia di attività che è possibile realizzare da remoto tra i dipendenti: si tratta, certamente, di una tematica focale nel complesso quadro sanitario attuale, ma essa non rappresenta, da sola, una risposta alle criticità da affrontare per continuare a garantire servizi alla collettività e tutelare, al contempo, l’incolumità di lavoratori e persone che, a vario titolo, si interfacciano con gli uffici giudiziari”.
E, anche in merito al lavoro agile, la UILPA Sicilia si dichiara “delusa dalle percentuali applicate ad oggi”.
“Non possiamo fare altro – afferma il segretario entrando nel merito dei numeri relativi al lavoro da remoto – che constatare come sia basso il livello di applicazione delle attività organizzate in modalità smart: siamo consapevoli che esiste un deficit alla base in termini di direttive e che l’amministrazione del Tribunale di Palermo non può arbitrariamente modificare la flessibilità delle attività da svolgere, sia in presenza che da remoto; in poche parole esistono paletti che possono essere rimossi soltanto dall’amministrazione centrale”.
“Ciò che la UILPA Sicilia contesta però ai vertici giudiziari di Palermo – aggiunge – è di non sollecitare con forza al Ministero di competenza un cambio di rotta che si traduca in precise deroghe relative alle attività in presenza, anche e soprattutto alla luce dell’inquadramento del territorio regionale quale zona arancione e, pertanto, a rischio pandemico medio – alto”.
Un capitolo a parte merita la questione dei lavoratori cosiddetti “fragili” ovvero affetti da problematiche di salute che li rendono più vulnerabili al rischio di contagio secondo i parametri dettati dal Ministero della Salute: per loro, secondo Farruggia, non è stato fatto abbastanza in termini di tutela, poiché è stato deciso che debbano comunque, seppure saltuariamente, recarsi in ufficio.
“Non è stata dunque applicata –spiega il sindacalista – la norma che esclude per loro il lavoro in presenza”.
Oltre ai lavoratori fragili, il sindacato lamenta l’assenza di attenzione nei confronti di tutte le unità di personale che, pur non essendo affette da specifici problemi di salute, annoverano all’interno dei propri nuclei familiari soggetti con alcune patologie.
Un altro nodo cruciale, per il sindacato, è rappresentato dalla mancata attuazione delle procedure sanitarie di mappatura dei contagi previste per coloro che sono entrate in contatto con un soggetto risultato positivo al Covid 19; i tamponi che la stessa amministrazione nei giorni scorsi aveva richiesto all’ASP non sono ancora stati effettuati, “malgrado – sottolinea – si tratti dell’unico strumento efficace a bloccare l’avanzata del virus”.
“Una grave carenza – afferma Farruggia – che sta determinando l’aumento esponenziale di casi di contagio tra i lavoratori, soprattutto negli uffici dove i contagi stessi sono già stati confermati”.
Infine, ma non certo in ordine di importanza, la questione degli ingressi presso gli uffici, che coinvolge soprattutto gli avvocati.
“Appare davvero paradossale – conclude l’esponente della Uil – che le richieste avanzate dalla categoria siano attualmente sovrapponibili a quelle che noi avevamo indicato come prioritarie sin dall’inizio della pandemia e che erano state avversate dagli stessi avvocati, che avevano manifestato contro ogni possibile chiusura per paura di ripercussioni sulle loro attività: ora, sono proprio loro a invocare sicurezza e un tavolo di crisi risolutivo”.