Il nostro Paese al venticinquesimo posto

Si registra una perdita di due posizioni rispetto al 2019

ROMA

È tra i Paesi europei più in ritardo nella diffusione delle nuove tecnologie con un indice di digitalizzazione dell'economia e della società pari al 43,6, quasi di dieci punti inferiore alla media Ue a 28 (52,6). Un risultato che, secondo una ricerca dì Eures in collaborazione con la Uil presentata ieri, mette il nostro Paese in venticinquesima posizione a livello europeo con una perdita di due posizioni rispetto al 2019. Gli assi sui quali si basa l'indice sono cinque: la connettività, il capitale umano, l'uso di internet da parte dei cittadini, integrazione e lo sviluppo delle tecnologie digitali in ambito aziendale e la digitalizza zione dei servizi pubblici.

Facendo uno zoom sui servizi pubblici l'Italia appare meno indietro in graduatoria con la diciannovesima posizione rispetto alla venticinquesima raggiunta per l'intera economia nel 2020 e con un punteggio pari a 67,5/100 a fronte di 72 della media UE 28. Ma questo dato, spiega la ricerca, è il risultato di situazioni molto diverse sia a livello territoriale che di numero dì abitanti. Se infatti nei comuni con almeno 60.000 abitanti l'81% è in grado di assicurare almeno un servizio completamente da remoto, la percentuale scende al 33,7% per quelli fino a 1.000 abitanti. In media - si legge -neanche la metà delle Amministrazioni pubbliche territoriali italiane (il 47,8%), garantisce la possibilità di gestire l'intero iter dall'avvio alla conclusione di almeno uno tra i 24 servizi più frequentemente erogati. Un dato questo definito dal numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, «gravissimo e disarmante».

E mentre il segretario della Uil chiede un piano per la formazione del personale pubblico sulle competenze digitali afferma anche la necessità di lavorare alla contrattualizzazione dello smart working una volta usciti dall'emergenza sanitaria stabilendo le modalità, la dotazione degli strumenti al personale e il diritto alla disconnessione.

Le difficoltà più grandi, secondo la ricerca, sono quelle del completamento del ciclo. In pratica non si riesce a tradurre l'offerta di digitalizzazione in servizi realmente fruiti da cittadini e imprese. Se si guarda all'utilizzo dei servizi di eGovernment l'Italia è ultima nella graduatoria Ue a 28 con solo il 32,3% dei cittadini tra i 15 e i 74 anni che utilizza i sistemi telematici per interfacciarsi con la Pubblica amministrazione, a fronte del 67,3% della media Ue.