La ministra ha confermato che, anche dopo l'emergenza Covid-19, non tutti torneranno in ufficio: "Non si tradurrà solo in un 'lavorare da casa', ci saranno anche delle postazioni di co-working e servirà un cambio di mentalità, nella formazione del personale e nel ruolo dei dirigenti"
Basta cartellino. Anche dopo l’emergenza coronavirus, il lavoro da casa non verrà abbandonato. “Vorrei mantenere tra il 30 e il 40 per cento dei dipendenti pubblici in smartworking“. La ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, intervistata da La Stampa, ha confermato che per gli statali il proseguire o la fine della Fase 2 non coinciderà per tutti gli statali con il ritorno negli uffici: “Non si tradurrà solo in un ‘lavorare da casa’ – ha spiegato – ci saranno anche delle postazioni di co-working e servirà un cambio di mentalità, nella formazione del personale e nel ruolo dei dirigenti. Chi lavorerà in smart-working e per quanto tempo lo decideranno in autonomia le diverse amministrazioni”.
Dinamicità, flessibilità e digitalizzazione. Sono i principi su cui si baserà il futuro della Pubblica amministrazione. E in previsione di questo, ha sottolineato la ministra, “abbiamo già agevolato l’acquisto di tecnologia da parte della P.a. Ora dobbiamo permettere alle diverse banche dati delle nostre istituzioni di parlarsi, come abbiamo previsto nel decreto Rilancio, in modo che un’informazione data ad un ente pubblico sia poi a disposizione di tutti gli altri”. Sarà fondamentale però, ha sottolineato la ministra, che “amministrazioni e ministeri siano meno gelosi delle loro informazioni”.
E’, quindi, il momento di dire addio al cartellino, “abbandoniamo le polemiche sui furbetti – ha detto la ministra- e iniziamo a far lavorare per obiettivi, con scadenze giornaliere, settimanali, mensili”. Servirà una stabilizzazione dello smart working, ha aggiunto Dadone: “Ci sono state in passato delle sacche di resistenza all’interno della P.a., ma oggi è fondamentale che gli alti dirigenti di Stato rinuncino a un pezzo del loro potere e accompagnino la macchina amministrativa verso una trasformazione che non è più rinviabile”.
Il Decreto Semplificazioni 2020 è in arrivo. Dopo l’annuncio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa del 16 maggio – misure che serviranno “per rendere più rapidi e trasparenti i processi amministrativi e accelerare così la ripresa economica e sociale” -, anche la ministra Dadone ha confermato i lavori in corso: “Credo che entro la fine di giugno riusciremo a portare il decreto in Consiglio dei ministri. È un lavoro che va avanti da tempo, ma è necessario renderlo organico, dargli una direzione univoca, altrimenti non funzionerà”.
Riguardo, invece, le polemiche per i ritardi della Pubblica amministrazione nell’erogazione della cassa integrazione e di altri sussidi, la ministra ha ammesso che si sono stati degli “intoppi”. “Non mi illudo che la P.a. sia perfetta – ha detto Dadone – ma il personale pubblico in queste settimane di emergenza ha sempre continuato a lavorare, da remoto, cercando di garantire il servizio. Poi siamo intervenuti con il decreto Rilancio, prevedendo l’arrivo di benefici economici con una semplice autocertificazione”.