da la Repubblica edizione di Palermo
Il presidente Di Vitale ha firmato un nuovo provvedimento di proroga della chiusura del palazzo di giustizia. fino all’11 maggio verranno trattate solo convalide, i processi con detenuti che chiedono la trattazione, le udienze del tribunale del Riesame. Immordino: "Vogliamo riprendere l'attività. Gli studi professionali stanno chiudendo"
Almeno fino al 30 giugno il tribunale di Palermo non riapre, almeno non con le modalità pre emergenza Covid-19. Il presidente del tribunale di Palermo Salvatore Di Vitale ha firmato il 29 aprile un nuovo provvedimento di proroga della chiusura del palazzo di giustizia al pubblico e agli addetti ai lavori che non siano direttamente interessati alla trattazione di udienze considerate improrogabili. Rispetto all’attuale “quarantena” del palazzo di giustizia, aumenta il numero e la tipologia dei processi penali che si potranno trattare: fino all’11 maggio verranno trattate solo convalide, i processi con detenuti che chiedono la trattazione, le udienze del tribunale del Riesame. Udienze che quando possibile vengono celebrate da remoto con collegamenti in video conferenza fra le parti con il solo giudice in aula.
Dal 12 maggio oltre a questa tipologia verranno solo inseriti fra quelli da celebrare i processi con imputati a rischio scarcerazione per la scadenza entro sei mesi dei termini della sospensione delle misure cautelari. Dall’1 al 30 giugno è in programma un’ulteriore apertura delle maglie della quarantena: nel mese di giugno verrà data facoltà ai presidenti delle cinque sezioni del tribunale di programmare un massimo di tre udienze al giorno (e in ogni udienza un massimo di sette processi trattabili, compresi i rinvii).
Nel nuovo provvedimento del presidente del tribunale ci sono poi tutte le nuove regole da rispettare per evitare di mettere a rischio la salute di giudici, pubblici ministeri e avvocati. Verrà fissato un orario tassativo per la trattazione del singolo procedimento, le udienze rimarranno a porte chiuse con l’obbligo per tutte le parti di indossare i dispositivi di protezione personale (guanti e mascherine). Gli avvocati attenderanno di essere chiamati in udienza negli atri dei due palazzi di giustizia. In caso di sovraffollamento verranno fatti uscire da palazzo di giustizia.
La sezione misure di prevenzione si occuperà dal 1 al 30 giugno delle misure cautelari personali riguardanti i codici rossi, maltrattamenti, stalking e violenza sulle donne. Nel nuovo palazzo di giustizia per spazi più stretti parte la sessione pomeridiana: la mattina processi monocratici, misure prevenzione e Riesame, il pomeriggio udienze Gip e Gup.
Dal 12 maggio ripartono in minima parte anche le udienze del tribunale civile e del lavoro: verranno trattate (se possibile in videoconferenza) le cause per l’assegnazione degli assegni di mantenimenti in caso di separazione, quelle per i diritti fondamentali della persona, le richieste di amministrazione di sostegno, le tutele legali e le interdizioni, le espulsioni e i T.S.O.
La protesta degli avvocati
"Vogliamo riprendere l'attività. La nostra è una affermazione forte, molto forte. Gli studi professionali stanno chiudendo. Una chiusura prolungata sarebbe dannosa". A parlare è Giovanni Immordino, presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati. La bozza del presidente del tribunale, Salvatore Di Vitale, che prevede una chiusura dell'attività giudiziaria fino al 30 giugno, è già arrivata agli avvocati ma non è ancora operativa. " Noi porteremo le nostre osservazioni. Non siamo d'accordo a una chiusura così prolungata.
Consegneremo le nostre osservazioni e le nostre proposte di modifica", spiega Immordino. Poi il documento degli avvocati sarà presentato al procuratore generale, presidente della Corte d'appello, al capo della procura e all'ufficiale sanitario.
La decisione finale resta comunque in mano ai capi degli uffici giudiziari. " Noi ci stiamo preparando alla riapertura per il 12 maggio. Abbiamo sempre dialogato e condiviso i passaggi di questo periodo con i capi degli uffici giudiziari. Se dovesse cambiare la modalità del dialogo, ci adegueremo anche noi", dice il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati Giovanni Immordino