Ma cosa ci fanno, ogni giorno, più di cinquanta persone, tra personale e occasionali utenti, nel Palazzo di giustizia di Ragusa (già strutturalmente malandato) in tempi di Coronavirus e di stringenti limitazioni alle presenze negli uffici pubblici?
Se lo chiede il delegato provinciale Uilpa (Unione italiana lavoratori pubblica amministrazione) di Ragusa e Siracusa, Giovanni Cassibba, in una nota inviata al prefetto di Ragusa, Filippina Cocuzza. Una richiesta di chiarimenti – ma anche di interventi – indirizzata pure al presidente della Corte d’Appello di Catania.
Cassibba denuncia il “preoccupante contesto, negli Uffici del Tribunale di Ragusa, relativamente al modello organizzativo posto in essere per l’erogazione dei servizi pubblici essenziali e la contestuale esigenza di tutela - in termini sanitari - dei lavoratori e dell’utenza, nel loro complesso, dello stesso ufficio giudiziario”.
Tutto nasce dall’organizzazione del lavoro voluta dal presidente del Tribunale di Ragusa, Biagio Insacco, che, in una situazione di assoluta emergenza come quella attuale, appare inopportuna e, per di più, non in linea con le norme nazionali emanate per limitare la diffusione del virus.
Il presidente del Tribunale, infatti, ha individuato tredici comparti di aree per la gestione dell’emergenza con la presenza giornaliera di una media di quarantatré unità, oltre al personale dei Giudici di Pace, dove deve essere presente quotidianamente, il cinquanta per cento del personale in organico.
“Questo affollamento, preoccupante e non necessario – afferma ancora il sindacalista - potrebbe essere utilmente ridimensionato facendo, semplicemente, ricorso a quanto raccomandato e disposto con circolari e direttive del Ministro della Funzione Pubblica e dei Capi Dipartimento del Ministero della Giustizia”.
Questa impostazione organizzativa del Tribunale di Ragusa sembra chiaramente in contrasto con l’attuale normativa nazionale ed espone i lavoratori, le loro famiglie e l’utenza ad elevati rischi di contagio.
Bisogna, infatti, ricordare che quasi tutti i dipendenti “precettati” dal presidente del Tribunale di Ragusa provengono da vari centri del territorio ibleo e, anche, da alcuni comuni del Siracusano. Una “circolazione” di possibili e pericolosi contagi che rischia di vanificare lo sforzo compiuto dal Governo, dagli amministratori pubblici regionali e locali, e da tutta la collettività che, da settimane, sta facendo notevoli sacrifici per salvaguardare il bene primario della salute.
L’appello al prefetto di Ragusa è arrivato dopo che il rappresentante del sindacato Uilpa aveva inutilmente richiesto al presidente del Tribunale di ridurre il numero dei lavoratori impiegati giornalmente al Palazzo di giustizia di via Natalelli e di fare maggiormente ricorso al lavoro agile. Anche per non incorrere nella inosservanza delle direttive emanate per contenere la diffusione del contagio ed evitare implicazioni riconducibili alla responsabilità personale.