In merito alla rocambolesca evasione del detenuto albanese dalla Casa Circondariale “San Giuliano” di Trapani si registra l’intervento di Armando Algozzino, S. Commissario nazionale della Uil Pubblica Amministrazione Polizia Penitenziaria, che sottolinea il depauperamento degli organici in atto, un fenomeno acutizzatosi a seguito della legge Madia e del riordino delle carriere. “Ormai si lavora abitualmente con una spaventosa carenza di personale, la cui età media è sempre più alta – chiarisce Algozzino – e l’amministrazione non può continuare a ignorare, colpevolmente, la stanchezza dei poliziotti penitenziari, contro i quali nessun dito può essere puntato, e che semmai occorre ringraziare per l’elevatissima professionalità e dedizione”. “A Trapani come altrove – aggiunge il sindacalista, che da anni denuncia la disfunzionalità del sistema penitenziario con particolare attenzione rivolta agli istituti siciliani – è frequentissima la copertura di più posti di servizio da parte di una sola unità: evasioni e aggressioni sono strettamente legate a questo deficit, che mette a repentaglio la sicurezza del personale e della collettività intera”. “Proprio a Trapani – spiega Algozzino – è in corso una protesta per accendere i riflettori sulla drammaticità della situazione in atto, ma di certo la Sicilia non è l’unica regione in sofferenza: basti pensare a quanto accaduto, nelle ultime ore, a Benevento dove alcuni poliziotti sono stati aggrediti mentre prestavano servizio presso un presidio ospedaliero”. Anche in questo caso, secondo Algozzino, la carenza di organico sarebbe la causa scatenante di quanto accaduto.
“Per non parlare – sottolinea – del fenomeno dello stress da lavoro correlato, che spesso sfocia in episodi terribili: a Vigevano, sempre nelle ultime ore, un agente si è suicidato”.
“L’episodio che riguarda il detenuto albanese Luca Leke, recidivo perché già evaso dal carcere di Civitavecchia due anni addietro – afferma Algozzino riferendosi alla fuga dal carcere di Trapani – si inserisce in un drammatico contesto che necessita, oggi più che mai, di interventi legislativi nuovi, finalizzati a inasprire le pene sia per chi evade che per chi tenta di evadere: occorre inoltre punire severamente chi aggredisce all’interno delle carceri un poliziotto penitenziario, credendosi onnipotente”.
“Il ministro Alfonso Bonafede deve farsi carico di questa situazione drammatica – aggiunge l’esponente sindacale – e comprendere che il panorama penitenziario nel tempo è cambiato: oggi il personale deve gestire anche ristretti stranieri e malati psichiatrici, fronteggiando nella quotidianità emergenze sempre nuove”.