La UILPA sempre a fianco dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Al via le assemblee in tutte le Direzioni Provinciali della Sicilia

I dipendenti della Pubblica Amministrazione, in particolare quelli dell’Agenzia delle Entrate, attraversano, ormai da molti anni, una fase storica contrassegnata da forti pressioni nell’ambito lavorativo.

Dopo il D.l. 150/2009 - c.d. Decreto Brunetta - molto è cambiato, soprattutto in peggio. Da una parte ci sono lavoratrici e lavoratori con un’età media avanzata – siamo alla soglia dei 58 anni – determinata dalla miopia del blocco del turn-over (apparentemente avviato alla conclusione), e, dall’altra, il contemporaneo sistema di performance in vigore nelle singole amministrazioni : entrambi hanno stretto i dipendenti in una morsa poco degna di un paese civilizzato. Di contro, le condizioni economiche sono arretrate irrimediabilmente; basti pensare ai tagli sul salario accessorio mai così incisivi come dal 2016 ad oggi.

L’Agenzia delle Entrate, indubbiamente, non adotta affatto un metodo di informazione/comunicazione chiaro e trasparente sul tema dei carichi di lavoro e delle risorse disponibili.

Tale sistema limiterebbe, obbligatorio in questo caso usare il condizionale, l’azione sindacale. In realtà, il vigente CCNL offre elementi interessanti e spunti tali da potere affermare, da parte del sindacato, come i carichi di lavoro non siano affatto commisurati all’organico degli uffici. Dati di fatto indiscutibili ed elementi concreti e tangibili mostrano, quotidianamente, come sia più che una tesi sostenere che gli obiettivi assegnati in fase di Convenzione col MEF, come previsto dall’art.59 del D.lgvo 300/99, non siano allineati con il numero delle risorse umane disponibili.

Fatti inconfutabili:
a) Il personale fuoriuscito a qualunque titolo non è stato reintegrato: eppure, all’interno dello stesso esercizio annuale, la versione finale del budget delle Direzioni Provinciali rimane invariata rispetto a quella finale dell’anno precedente;

b) Le disposizioni di servizio e l’organizzazione del lavoro riportano continuamente il termine “condiviso”: ovvero, alla singola risorsa umana vengono assegnate più attività lavorative. Chi da anni è in amministrazione sa bene che è mai stato cosi in voga, come oggi, tale metodo di (pluri)assegnazione.

c) La vera prova di quanto affermato è l’esistenza del “lavoro in nero”. La mancata consuntivazione di attività che riguardano in particolar modo l’accertamento e il controllo, impedisce volutamente l’emersione inconfutabile del dato di squilibrio tra risorse umane e obiettivi da raggiungere.

d) In buona sostanza, a vari livelli di responsabilità, obiettivi sfidanti, ancorché distaccati dalle unità lavorative disponibili, vanno raggiunti comunque. Non ci risulta alcun atto ufficiale dove queste figure professionali abbiano preso una posizione a tutela dei colleghi lamentando difficoltà oggettive per lo svolgimento delle attività. Dunque, non rimane che incrementare il carico di lavoro pro-capite per ciascun dipendente, e a qualsiasi costo. Meglio dire, a un solo costo: la negazione del benessere lavorativo.

Ecco dunque che il sindacato è chiamato a esercitare il proprio ruolo istituzionale. Il benessere lavorativo, sinonimo di sicurezza e unico mezzo per prevenire lo stress da lavoro correlato e i rischi psicosociali che esso comporta, ai giorni 3/3 d’oggi, è il primo diritto del lavoratore. Su questo non possiamo nè dobbiamo arretrare. Serve portare l’amministrazione a ragionare con noi. Gli argomenti per riuscire non mancano. Partendo dal vigente CCNL, gli spunti li troviamo anche nei riferimenti normativi, negli atti concreti messi in pratica anche fuori dai confini nazionali, oltre che nelle sentenze dei tribunali.

Doveroso sottolineare come i rischi psicosociali, quali fattori generanti malattie, (stress, burnout, patologie cardiovascolari, disturbi muscolo-scheletrici, depressione e, nei casi più gravi, suicidi), instabilità nei rapporti interpersonali e, a volte, addirittura importanti patologie, derivino proprio dallo stress correlato. Lo stress lavoro-correlato insorge quando le esigenze lavorative sono superiori alla capacità del lavoratore di affrontarle. Per essere chiari, si tratta di un fenomeno che si verifica tutte le volte in cui i carichi di lavoro non sono commisurati alle risorse umane o al profilo professionale o, peggio ancora, mal distribuiti. In sintesi, occorre fare tesoro dei contenuti di un considerevole numero di sentenze, oltre che di studi e ricerche svolti da società europee.

Una chicca, infine. Tra i committenti di questo studio vi sono tutte le amministrazioni centrali delle PP.AA. dell’U.E., quindi…anche l’Agenzia delle Entrate. Noi della UIL Pubblica Amministrazione Sicilia abbiamo il dovere di avviare una campagna di sensibilizzazione a tutela della salute dei dipendenti pubblici. Dal mese di gennaio, metteremo in campo delle assemblee sindacali in tutte le Direzioni Provinciali dell’Agenzia delle Entrate dell’ isola al fine di sensibilizzare il personale rispetto ai carichi di lavoro sempre più pressanti, chiedendo di votare un documento che proclami lo stato di agitazione di tutti i lavoratori. Le assemblee si concluderanno con una protesta finale presso la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Sicilia, che vedrà la partecipazione del Coordinatore Nazionale UILPA Agenzie delle Entrate Renato Cavallaro.

OGGI PIU’ CHE MAI SEGUITECI NELLE NOSTRE INIZIATIVE DI PROTESTA

Il Segretario Generale UILPA Sicilia
Alfonso Farruggia