Si è fatto un gran parlare di spending review, di tagli. Si è polemizzato in piazza e tenuto duro in parlamento. Le istituzioni si sono scontrate duramente con le associazioni di categoria protettrici di diritti e vantaggi di caste e categorie di lavoratori che ad una ad auna sono passate sotto l’ascia dei tagli del governo monti.

Ma ora, con un governo dimissionario e con le elezioni che bussano alle porte, tutte queste riforme improntate al risparmio e al guadagno nell’ottica di risanare conti pubblici allo sbando che fine hanno fatto?

Ce lo chiediamo perché proprio una delle riforme che fece grande rumore, quella sul riordino del personale della pubblica amministrazione è di fatto congelata dallo scorso novembre. La cosa è grave, non solo per la riforma in sé che sta facendo tremare la seda di molti dipendenti, ma soprattutto perché con essa rimangono fermi anche tutti gli altri decreti che, a cascata, avrebbero dovuto adempiere agli obblighi di tagli e risparmi previsti dalla spending review, colpendo l’INPS e l’Enac, e 24 enti parco nazionali.

Ma è lo stesso Ministro Patroni Griffi che tranquillizza tutti: “c’è un ritardo sulla tabella di marcia nel varo dei tre Dpcm che ridefiniscono le piante organiche di ministeri, enti parco ed enti nazionali ma saranno varati in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Non ci saranno licenziamenti ma la ridefinizione delle dotazioni organiche e soprattutto finalmente lo sblocco del turn over per le future assunzioni che andrà a regime nel 2016”.

Che fine faranno i dipendenti in esubero?

Ma questo stop è offuscato dalla nuova legge anticorruzione, figlia della collaborazione tra il ministro Griffi e la Severino nella quale: “sono state integrate le politiche di prevenzione e repressione. Sono arrivate regole sulla non candidabilità, sulla gestione delle risorse, una mappatura vera e propria dei rischi: un dirigente non può restare dieci anni all’ufficio contratti, a prescindere dalla sua rettitudine”.

Certo un codice etico e il buon senso sono chiaramente due strumenti imprescindibili per coloro che, in forme differenti, gestiscono la cosa pubblica.

Ma gli oltre 4000 esuberi della pubblica amministrazione che aspettano di essere riorganizzati, ricollocati, prepensionati?

Forse dovranno aspettare il prossimo governo in carica.

Fonte: Ilmattino.it

09-01.2013