Almeno 1000 euro l'anno in meno a famiglia. Per i single 500. Stretta sul fronte del credito: -1,5%
La recessione non sembra allontanarsi. Anzi. E dopo gli ultimi dati resi noti, il 9 gennaio, dall'Istat che ha qualificato la pressione fiscale al 44% e l'allarme lanciato da Confcommercio che ha evidenziato una flessione dei consumi del 2,9% nel confronto annuo e dello 0,1% rispetto a ottobre, il 2012 si archivia come l'anno più difficile dal secondo dopoguerra.
Ora gli occhi sono puntati sul 2013, con una fioca speranza, perché, come evidenzia il Corriere della Sera, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici (cioè il reddito disponibile in termini reali) nel terzo trimestre del 2012 è diminuito del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con la spesa che è scesa del 2,2%.
ITALIANI IMPOVERITI. Dati che spaventano ma che mostrano una triste verità: è sempre più diffuso l'mpoverimento dei cittadini italiani. Tutti, nessuno escluso: sia single sia in coppia, sia con figli sia senza.
Incrociando i dati, emerge che una coppia con un figlio ha perso circa mille euro all'anno, mentre un single circa la metà.
Senza contare le difficoltà affrontate dalle famiglie a causa del lavoro sempre più precario: è frequente che in una coppia uno dei due abbia perso il posto o abbia sperimentato forme diverse di contratto.
La Commissione europea ha da poco lanciato l'allarme per il caso Italia, all'interno del suo rapporto annuale sull'occupazione e gli sviluppi sociali dei 27 Stati membri. Il nostro Paese, si scrive, potrebbe cadere nella «trappola della povertà di massa», poiché «quasi un quarto dei suoi abitanti corre un alto rischio di entrare nella povertà» e «ha scarse probabilità di uscirne».
INCIDE L'EFFETTO CAROVITA. A incidere su questo crescente impoverimento degli italiani sono anche i rincari dei beni alimentari.
Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, la spesa di un single e di una famiglia con un figlio, da Milano a Roma, dal 2003 e il 2011, è aumentata considerevolmente a livello di esborso mensile. E pesa molto di più sul reddito del contribuente.
Per un single milanese, nel 2003, il cibo incideva sul reddito netto intorno al 19%, mentre ora pesa per il 24%; e da un quasi 37% sono passate al 53% le spese per la casa.
Nel capoluogo lombardo si assiste allo stesso fenomeno a livello di famiglia: la spesa nel 2003 pesava intorno al 17%, ora il 21%; mentre la casa è passata dal 23,7 al 33,3%. E in questo quadro non è stata presa in considerazione l'incidenza dell'Imu.
Così gli italiani spendono meno, tagliano i beni accessori e diversificano i consumi. Anche le abitudini alimentari sono mutate, come evidenzia Coldiretti: meno pesce fresco (-3,4%), vino (-3%) e frutta (-1,9%). Via libera ai cibi meno cari: in abbondanza pasta e uova.
Giovedì, 10 Gennaio 2013