da gdmed.it

Il sindacato non firma l’accordo per l’installazione nei nuovi punti di Palermo

Palermo – “L’installazione degli impianti di videosorveglianza nei nuovi punti INPS è insufficiente a garantire la sicurezza dei lavoratori”: a dichiararlo è la Uil Pubblica Amministrazione Sicilia attraverso il segretario generale Alfonso Farruggia e il coordinatore UILPA INPS Antonio Borzilleri che, in una nota, spiegano le motivazioni che hanno indotto il sindacato, congiuntamente alla Cisl e alla Cisal, a non sottoscrivere l’accordo relativo alla dotazione degli strumenti nei locali dell’Istituto inaugurati di recente, in seguito al protocollo con il Comune di Palermo.

A firmare sono state invece Cgil e Usb (quest’ultima, nello specifico, non ha però sottoscritto l’accordo quadro sul territorio nazionale).

“A seguito di alcuni tragici episodi avvenuti di recente, quali lo stupro della dottoressa in provincia di Catania, in un luogo dove peraltro la telecamera era presente – si legge in una nota di Borzilleri – e il tentativo di darsi fuoco messo in atto da una donna presso la sede INPS di Torino, oltre alle aggressioni fisiche e morali ormai all’ordine del giorno presso i nostri sportelli, non possiamo accettare un accordo così debole per la sicurezza dei dipendenti”.

“Denunciamo da anni – aggiunge Farruggia – il clima di disagio e paura con il quale i lavoratori devono fare i conti: oltre all’accordo sottoposto alla Direzione, la UILPA ha proposto ulteriori strumenti a tutela del personale, quali i vetri separati e i pulsanti di chiamata alle forze dell’ordine”.

“Abbiamo anche proposto – spiegano i due sindacalisti – di estendere la convenzione, sottoscritta dalla Direzione generale a livello nazionale, alla Prefettura di Palermo per ottenere un presidio della Polizia di Stato, ma le nostre richieste, ad oggi, hanno subito un continuo balletto di competenze , ritornando successivamente al mittente”.

“Rsu, Uil, Cisl e Cisal – concludono i due esponenti sindacali – non sono pregiudizialmente contrarie alle telecamere, ma rifiutano la passività di uno strumento inadeguato in caso di aggressioni e sono, invece, favorevoli alla difesa concreta dei lavoratori: non chiudiamo il dialogo ma offriamo proposte efficaci, nell’esclusivo interesse della loro incolumità”.