Marzio Bartoloni
ROMA
Dal primo gennaio 2013, la pubblica amministrazione dovrà pagare i propri fornitori entro 30 giorni. Al più si potrà arrivare a 60 sono in casi ben individuati. Lo stesso limite riguarderà anche le transazioni azienda-azienda, ma in questo caso il tetto potrà essere superato nel caso ci siano accordi tra le parti. Intese che comunque non dovranno essere inique per il creditore. Il Governo ieri ha approvato il decreto legislativo che attua la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2011 (2011/7/UE) «relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento delle transazioni commerciali».
Il Dlgs, arrivato già martedì sul tavolo di Palazzo Chigi, è poi slittato a ieri, con il via libera arrivato a tarda sera (già domani sarà al Quirinale per la firma) dopo una lunga discussione dovuta al nodo Ponte sullo stretto (per il quale è stata prorogata di due anni la verifica di fattibilità). Il testo è stato elaborato in tre riunioni tecniche, con il coinvolgimento di quattro ministeri: Economia, Giustizia, Sviluppo economico e il coordinamento del ministero per gli Affari europei. I tre articoli del decreto riscrivono in maniera più restrittiva il precedente Dlgs 231 del 2002. Il Dlgs non dovrà passare per i pareri del Parlamento: in questo modo viene rispettata la data stabilita dalla legge sullo statuto di impresa (la 180/2011) che oltre a prevedere la delega ad hoc per il Governo anticipa di quattro mesi – a metà novembre (invece che a metà marzo) – l'introduzione della direttiva Ue 2011/7. Le nuove regole scatteranno per le transazioni commerciali che si concluderanno dal 1° gennaio 2013 in poi. Un lasso di tempo, questo, – spiega la relazione illustrativa al decreto – necessario per dare tempo a tutti, Pubblica amministrazione in primis, di adeguarsi anche per quanto riguarda la «modulistica contrattuale e le «procedure interne di pagamento».
Quella dei ritardi nei pagamenti è da sempre un'emergenza, soprattutto in questa fase in cui le imprese sono a corto di liquidità. In particolare, a essere penalizzate sono le piccole aziende, costrette ad aspettare in media circa 180-190 giorni per essere pagate (anche la Grecia fa meglio: 174 giorni), con punte record al Sud dove si superano anche i 1.500 giorni. E le regole già in vigore – come quelle previste ad esempio per i lavori pubblici – finora non hanno sortito effetti. Da qui l'attesa per i nuovi paletti europei che, come detto, fissano a 30 giorni il termine ordinario che la Pa deve rispettare per pagare. Anche se ci saranno delle deroghe: in particolare per asl, ospedali e imprese pubbliche che possono portare a 60 giorni il termine massimo. Ma anche tutte le altre Pa potranno accedere a questa deroga nel caso "eccezionale" in cui l'eventuale proroga sia giustificata «dalla natura o dall'oggetto del contratto» oppure dalle «circostanze esistenti al momento della sua conclusione». In ogni caso, il nuovo limite dovrà essere pattuito «in modo espresso».
Per le amministrazioni pubbliche che non rispetteranno i tempi scatterà la "sanzione" degli interessi legali di mora. Che decorreranno automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine del pagamento senza che sia necessaria la costituzione in mora (vale a dire la la richiesta scritta al debitore di adempiere all'obbligo). Gli «interessi legali di mora» si calcoleranno prevedendo una maggiorazione di 8 punti percentuali sul tasso fissato dalla Banca centrale europea: in sostanza si aggireranno intorno alla soglia del 10 per cento. Per le imprese invece ci sarà maggiore libertà contrattuale: oltre a concordare l'entità degli interessi moratori potranno decidere, pattuendolo per iscritto, anche di superare la soglia massima dei 60 giorni per pagare. Il decreto però prevede espressamente tutta una serie di paletti per escludere automaticamente clausole vessatorie che puntino ad aggirare i tempi massimi, il pagamento degli interessi e l'eventuale risarcimento per i costi che sono necessari per recuperare i crediti.
Fonte: ilsole24ore