Avevamo sperato che, dopo la rappresentatività, qualche iniziativa comune e la disponibilità a confrontarsi, qualche soggetto avesse abbandonato quella malsana tendenza a delegittimare gli altri sindacati, mistificando ad arte la realtà dei fatti, per concentrarsi più sul fare che sul dire, ma evidentemente ci sbagliavamo.

Probabilmente questi signori avranno pensato che a lavorare per il bene del personale si fa fatica ed obbliga a stare lontano dai riflettori; è più facile e redditizio perdere tempo a delegittimare gli altri, attribuendosi meriti che non si hanno.

Ci vediamo pertanto costretti a fare alcune doverose puntualizzazioni.

Sindacato confederale è quel sindacato che tutela la totalità dei lavoratori, preservando comunque le specifiche esigenze di ciascuna categoria. Se così non fosse, non sarebbe altrimenti giustificata l’esistenza delle singole categorie; ci sarebbe un solo soggetto titolare della rappresentanza, ma così ovviamente non è; non ci aspettiamo certamente che possano comprendere queste cose, coloro i quali hanno più volte chiesto, a grande voce, la riduzione degli stipendi del personale SATI, in antitesi con l’essenza stessa dell’essere sindacato; ci chiediamo dunque, ma dove mai si è visto un sindacato, degno di questo nome, chiedere la riduzione degli stipendi di altri lavoratori?

Se questa è la loro idea di sindacato autonomo, ne facciamo sinceramente e ben volentieri a meno!

Questi stessi soggetti sono quelli che poi si sono accorti che appoggiare il personale amministrativo poteva rappresentare l’occasione giusta per mettere in atto quel misero tentativo di far perdere qualche tessera agli altri sindacati per vedere aumentata la loro percentuale di rappresentatività ed ecco che, improvvisamente, si scoprono vicini alle problematiche dei SATI, si scoprono loro “tutori”.

Questo a dimostrazione del fatto che questi personaggi non agiscono per il bene del personale ma esclusivamente sulla base della “convenienza” in termini di tessere, non disdegnando pertanto di rimangiarsi quanto predicato fino a poco prima.

Curioso anche il fatto che questi soggetti affermino che non avremmo autonomia nelle scelte organizzative. E’ evidente che non conoscono il nostro statuto, altrimenti si sarebbero resi immediatamente conto delle sciocchezze che vanno professando.

Il nostro statuto, così come quello di ogni altra categoria, prevede autonomia organizzativa ed amministrativa… Eccovi dimostrata l’attendibilità di questi personaggi!

Costoro si chiedono cosa accada nel caso in cui gli indirizzi politici della confederazione entrino in conflitto con l’interesse specifico di categoria; probabilmente, anzi sicuramente non hanno nemmeno letto gli scopi e gli indirizzi politici confederali previsti dallo statuto, altrimenti si sarebbero resi conto delle loro stesse sciocchezze e di quanto sia impossibile entrare in conflitto con norme statutarie che prevedono la tutela anche contrattuale dei lavoratori, la difesa dei loro interessi, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro ecc.

Potremmo chiederci cosa accadrebbe se gli indirizzi politici della consulta sicurezza entrassero in conflitto con quelli dei Vigili del Fuoco (dal momento che ne rappresentano la minoranza), ma non lo facciamo; siamo invece più interessati a comprendere cosa succede nella loro organizzazione quando gli indirizzi politici centrali entrano in conflitto con l’interesse specifico del loro segretario provinciale?

Dubbio legittimo dal momento che, proprio dal loro interno, si sono sollevate accuse di scarsa democraticità ed incapacità di risolvere i problemi degli iscritti, anche i più banali!

Questi personaggi vantano di essere entrati nella consulta sicurezza che, lo vogliamo ricordare per chi ancora non lo sapesse, risulta essere affiliata alla Confsal (sindacato confederale), ma dimostrano di non conoscere nemmeno la realtà in cui si trovano e lo fanno affermando che il comparto sicurezza è composto dalle forze di polizia di cui all’articolo 16 della legge 121/81, dimenticando che in quel comparto ci sono anche le Forze Armate, che però, chissà perché, in quell’articolo non ci sono.

Ma forse non si tratta di una mancanza di conoscenza, probabilmente dovremmo parlare di volontaria omissione, dal momento che sarebbe difficile poi, per loro, spiegare come mai le FF.AA. si trovano nel comparto sicurezza ma non si trovano inseriti nell’articolo 16 della legge 121/81, da loro erroneamente individuato come il vero comparto sicurezza.

A tale proposito è necessaria una ulteriore puntualizzazione: hanno affermato che vi è stata l’opposizione delle sigle confederali all’inserimento del Corpo Nazionale nel comparto

sicurezza:

Niente di più falso!

La nostra organizzazione sindacale ha chiesto ufficialmente l’inserimento dei Vigili del Fuoco nel comparto sicurezza ed a dimostrarlo ci sono, non le chiacchiere , ma i verbali di contrattazione siglati con l’ARAN.

La contrapposizione delle sigle sindacali è stata netta in merito alla sciagurata

trasformazione del Corpo in una forza di polizia mediante l’inserimento nell’articolo 16 della Legge 121/81, che questi personaggi volevano far passare come vero comparto sicurezza.

Questi soggetti, nel loro comunicato, vorrebbero far credere che nel comparto sicurezza vige il modello sindacale della Polizia di Stato, cioè autonomo e svincolato dalle confederazioni, stante la vigenza degli articoli 82 ed 83 della Legge 121/81.

Ancora una volta questi ci hanno raccontato le loro storielle, ma chi ci crede più? Chi vorrebbero prendere in giro? Quegli articoli fanno riferimento esclusivamente alla Polizia di Stato, mentre per il Corpo Forestale e per la Polizia penitenziaria non vige alcun vincolo essendo presenti i sindacati confederali, altro che morte del sindacato confederale. E a rafforzare questo è il fatto che la totalità dei sindacati di polizia è affiliata alle confederazioni a dimostrazione della volontà degli stessi dell’utilità di appartenere ad un sindacato confederale …ne inventassero un’altra! Anche se i Vigili del Fuoco entrassero nel comparto sicurezza, continuerebbero ad esistere le confederazioni.

Ma poi, se davvero il sindacato confederale fosse, come vorrebbero darci ad intendere questi personaggi, così negativo, come mai i sindacati di Polizia, che potrebbero svincolarsi, nei loro statuti dichiarano di ispirarsi alla concezione ed alla tradizione confederale? Tutta questa negatività allora non c’è!

Questi signori vorrebbero far credere che oggi la UilPA Vigili del Fuoco abbia iniziato a chiedere quello che loro chiedono da anni:

Nulla di più falso!

Noi non abbiamo mai chiesto e non lo faremo mai, l’inserimento dei Vigili del Fuoco nell’articolo 16 della Legge 121/81, perché è questo che loro chiedono da anni, spacciandolo per vero comparto sicurezza; la UilPA Vigili del Fuoco non ha mai chiesto di stravolgere il Corpo Nazionale trasformandolo in una forza di polizia coordinata dall’Amministrazione di pubblica sicurezza, ma ha da sempre chiesto l’inserimento dei Vigili del Fuoco nel comparto sicurezza, così come dimostrano i vari verbali.

Non sbagliamo quindi, quando affermiamo che sono questi soggetti che cercano di adeguarsi alla nostra linea quando, di tanto in tanto, si vedono costretti dall’evidenza a riconoscere la differenza tra il comparto sicurezza ed il loro famigerato articolo 16. Il “bello” è che nonostante tutto ciò, proprio loro vorrebbero venirci a parlare di terminologia ambigua e fuorviante! Siamo al paradosso!

Si, perché per questi signori parlare di completa sindacalizzazione della Polizia sarebbe inopportuno; a loro dire, sarebbero già perfettamente sindacalizzati (paventando presunti rischi di confederalizzazione), peccato però che, come nel loro perfetto stile, abbiano “dimenticato” (si fa per dire) che il personale della Polizia non può scioperare, al punto tale che persino nei rispettivi statuti dei loro stessi sindacati leggiamo che non si può ricorrere all’esercizio del diritto allo sciopero.

Secondo loro i sindacati dei Vigili del Fuoco dovrebbero ispirarsi a questi principi, dovrebbero perdere anche quel minimo di diritto allo sciopero che ci è rimasto:

Patetici!

Stendiamo poi un velo pietoso sui proventi dei tesseramenti agli iscritti e sui servizi dei sindacati confederali che costoro definiscono precostituiti e condivisi, come se questi servizi non avessero un costo che invece viene sostenuto anche dagli iscritti del Corpo Nazionale ai quali certamente vengono garantiti; se qualcuno sta cercando di giustificare qualcosa, probabilmente ha sbagliato strada.

Siamo dunque dinnanzi all’ennesima strumentalizzazione volta a mistificare la realtà, per modellarla meglio alle loro esigenze, che sono e restano la volontà di screditare le altre sigle sindacali, al punto tale da cadere in clamorose gaffe: parlano infatti della loro unicità nel panorama sindacale puntando il dito contro coloro i quali si fregiano del titolo di “autonomi” quando in realtà sarebbero comunque legati alle confederazioni sindacali, dimenticandosi che la consulta

sicurezza (e quindi anche loro) sono affiliati con la Confsal, ma sbagliamo o c’è qualcosa che non va?

Ci parlano del meccanismo di perequazione previsto dall’ inserimento nell’ articolo 16 della Legge 121/81, ma si guardano bene dall’informare i colleghi che quell’articolo individua le forze di polizia coordinate dall’Amministrazione di Pubblica sicurezza ai fini della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, competenze che i Vigili del Fuoco a differenza degli altri Corpi, non hanno.

Ci parlano di meccanismo di perequazione previsto dall’articolo 43 della Legge 121/81, ma badano bene a non fare riferimento a tutta una serie di sentenze dei T.A.R. e del Consiglio di Stato a cui la Polizia penitenziaria si è dovuta rivolgere per ottenere una equiparazione (che a detta di questi personaggi sarebbe automatica), venendone fuori sconfitta in quanto è stato stabilito chiaramente che l’equiparazione dipende dalla volontà del legislatore, dalla disponibilità finanziarie e dalle esigenze di bilancio dello Stato.

Ma non finisce qui, questi personaggi dichiarano di prendere ad esempio la sanatoria prevista per la Polizia con la legge 197/95 che, a loro dire, avrebbe ovviato alla disastrosa gestione dei concorsi per i passaggi di qualifica. A questo punto è doveroso evidenziare che quel sistema, oltre a non avere avuto idonea copertura finanziaria, ha generato vere e proprie mortificazioni, con situazioni di sperequazioni, scavalco tra qualifiche, mancata formazione del personale chiamato a ricoprire le nuove e più articolate funzioni, migliaia di ricorsi, un sistema definito dalle stesse associazioni di categoria un obbrobrio attraverso cui il Governo invece di aumentare gli stipendi, aveva pensato di promuovere il personale.

Questo è il modello che questi signori prendono ad esempio per il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco.

Complimenti, davvero un esempio emblematico!

Non c’è che dire, sono bravi a sciorinare cifre, per fortuna gli è sfuggito che, come certificato dalla stessa Ragioneria Generale dello Stato, il gap retributivo dei Vigili del Fuoco nella retribuzione media annuale (che ricomprende anche le retribuzioni del personale Direttivo e Dirigente), rispetto alle Forze di Polizia è passato da 7.129 euro del 2007 a 5.734 euro del 2008, fino a 5.008 euro del 2009 (al netto degli arretrati), con un tasso di crescita in percentuale che per i Vigili del Fuoco nel 2008 è stato pari al 7,8% contro il 2,2% delle Forze di Polizia, mentre nel 2009 è

stato del 6,1% per i Vigili del Fuoco, contro il 3,1% delle Forze di Polizia. Se se ne fossero accorti, sicuramente se ne sarebbero arrogati i meriti, come loro consolidata consuetudine.

A proposito dei meriti che vorrebbero attribuirsi, basterebbe ad esempio chiedersi, come mai il Consiglio di Stato li ha ascoltati, come vorrebbero far credere, “impedendo” l’abrogazione della qualifica di agenti di pubblica sicurezza (facendolo curiosamente con un parere), ma non li ha ascoltati quando si è trattato di estenderla al personale volontario? Eppure questa appare essere da sempre una loro battaglia (tranne che a Cortina). Probabilmente perché l’orientamento del Consiglio di Stato nulla ha a che fare con il loro operato?

Potremmo procedere per pagine e pagine sbugiardando le tesi balorde di questi soggetti, potremmo smentire tutti i meriti che vorrebbero attribuirsi, ma vorremmo risparmiarli poiché hanno già fatto una penosa figura nelle pagine precedenti e non ci va proprio di infierire, una domanda però ce la vorremmo comunque porre:

Di chi, in realtà, dovremmo fidarci alla luce di tutto ciò?

Di chi ci ha sempre detto che l’articolo 16 della legge 121/81 era il vero comparto sicurezza, scoprendo invece che quell’articolo ci trasforma in forza di polizia sotto il coordinamento dell’Amministrazione di pubblica sicurezza?

Di chi ci ha detto che avremmo avuto l’equiparazione totale ed immediata, scoprendo invece che così non è stata concessa nemmeno a chi in quell’articolo c’è già in quanto dipende dalla volontà del legislatore, dalla disponibilità di risorse e dalle esigenze di bilancio?

Di chi ha sempre puntato il dito contro i sindacati che usufruivano del distacco e poi ne usufruisce?

Di chi fino a ieri puntava il dito contro i SATI chiedendo la riduzione dei loro stipendi ed oggi invece li appoggia (a parole) perché questo può essere utile ad aumentare la loro percentuale di rappresentatività?

Di chi fino a ieri faceva la lotta contro i volontari (arrivando a chiedere che venissero sostituiti con il Genio dell’Esercito) e poi dichiara che l'impegno sarà quello di mettere un distaccamento volontario in ogni comune dove i permanenti non ci arrivano?

Di chi ha sempre detto che quella delle armi era una strumentalizzazione degli altri sindacati e poi si scoprono richieste ufficiali di armare i Vigili del Fuoco?

Di chi va affermando che i Vigili del Fuoco negli aeroporti sono un costo, indicando dove tagliare?

NO GRAZIE!

Roma, 21 dicembre 2012