Buoni pasto elettronici: se il lavoratore non farà la pausa pranzo perderà il ticket: non più di un buono da 7 euro al giorno, non cumulabili.
Finisce l’era dei buoni pasto utilizzati al supermercato per fare la spesa in modo cumulativo e contestuale: con il nuovo sistema di ticket elettronici, che entrerà in vigore a partire da domani, 1° luglio 2015, il lavoratore non potrà più accumulare, durante la settimana i buoni per poi spenderli tutti in una volta, ma sarà costretto a usarne non più di uno al giorno, e comunque solo nei giorni lavorativi.
Buoni pasto solo elettronici
Il nuovo strumento di emissione e controllo elettronico dei ticket consentirà così di evitare gli abusi sino ad oggi perpetrati in barba alla legge che, come noto, consente sì la detassazione delle prestazioni sostitutive del servizio mensa, ma nella misura massima di 7 euro al giorno e non in misura superiore ai giorni realmente lavorati dal dipendente (comunque fino a un massimo di 200 euro all’anno per il 2015 e di 400 per il 2016).
Fino a ieri, invece, sfruttando la natura cartolare dei ticket, i lavoratori hanno facilmente evaso la normativa, utilizzandoli per scopi differenti da quelli per i quali erano stati previsti dal legislatore, e quindi non in funzione sostitutiva dei pasti giornalieri, ma come “buono sconto” per la spesa al supermercato.
Se il datore di lavoro sforerà i limiti giornalieri suddetti, i buoni pasto non godranno più dell’agevolazione fiscale ma saranno assoggettati a tassazione e ai relativi oneri contributivi, ma solo per l’eccedenza.
I limiti sono validi anche per i lavoratori part time, quindi non si richiede alcun riproporzionamento in base all’orario di lavoro. Anzi, le stesse franchigie sono riconosciute anche nel caso in cui l’articolazione dell’orario di lavoro non prevedesse il diritto alla pausa pranzo.
Buoni pasto: se il lavoratore non fa la pausa pranzo?
In passato è stato chiesto all’Agenzia delle Entrate il parere circa il trattamento tributario da applicare ai buoni pasto corrisposti dal datore di lavoro in assenza di pausa pranzo.
Secondo l’Agenzia, la disciplina fiscale di favore è strettamente collegata all’utilizzo del tagliando per il pranzo e pertanto, se nell’articolazione dell’orario di lavoro del lavoratore è assente la pausa pranzo, l’emolumento concorre a formare il reddito e non va detassato. Infatti, i buoni pasto, rientrando tra le prestazioni sostitutive del servizio di mensa, sono esclusi dal reddito di lavoro dipendente, nei limiti di 7 euro giornaliere.
Il convincimento dell’Agenzia trae origine dal fatto che per il buono pasto “deve essere individuabile un collegamento fra i tagliandi ed il tipo di prestazione cui danno diritto” e che lo stesso deve “consentire soltanto l’espletamento della prestazione sostitutiva nei confronti dei dipendenti che ne hanno diritto”]. L’agevolazione, dunque, nasce dal fatto che i dipendenti, pur costretti a consumare il pasto nel corso della giornata lavorativa, non fruiscono di un servizio mensa.
Proprio per tali ragioni, da domani, chi non farà la pausa pranzo perderà il buono pasto e non potrà recuperarlo nel week end accumulando tutti i ticket conservati durante la settimana.