“A partire dal mese di maggio l’Agenzia delle Dogane sospenderà l’erogazione di parte dei buoni pasto spettanti al personale degli Uffici ubicati in Sicilia, ancorché maturati nel rispetto delle norme contrattuali vigenti”. Con queste parole il Segretario Generale della UILPA, Benedetto Attili, ha commentato l’intervento del Direttore Regionale della Sicilia che “sulla base di un’interpretazione del tutto illogica ha stabilito che, a parità di durata della prestazione lavorativa giornaliera, la spettanza del ticket debba essere correlata alla tipologia oraria della prestazione stessa”.
“Infatti, al fine di assicurare il servizio fino alle ore 18.00”, aggiunge Attili, “i dipendenti, pur osservando tutti un orario giornaliero della durata di 7 ore e 12 minuti (più una pausa di 30 minuti), in parte iniziano la giornata lavorativa alle ore 8.00, in parte alle ore 10.18. A parere del Direttore Regionale della Sicilia, a decorrere dal mese di maggio, il diritto “all’alimentazione” sarà riconosciuto soltanto nel primo caso .”
“Analoghe anomalie vengono segnalate anche da uffici di altre zone d’Italia, presso i quali accade che il buono pasto venga riconosciuto ai dipendenti che effettuano almeno tre ore di straordinario dopo sei ore di lavoro ordinario e non anche ai lavoratori che, al contrario, svolgono la prestazione di lavoro straordinario prima dello svolgimento dell’orario ordinario, fermo restando l’ammontare complessivo di nove ore. Viene lecito chiedersi”, prosegue Attili, “quale sia la logica sottesa a tali comportamenti dei dirigenti dell’Amministrazione”.
“Chiediamo, quindi, ai vertici dell’Agenzia delle Dogane”, continua il Segretario Generale della UILPA, “di intervenire sulla questione, anche mediante l’emanazione di direttive aventi valenza su tutto il territorio nazionale, affinché sia garantita la tutela dei diritti dei lavoratori e sia ripristinato quanto prima un quadro di legalità e di equità.”
Conclude Attili: “Il nostro intervento come Segreteria Nazionale è indispensabile sia perché ci troviamo, per l’ennesima volta, di fronte ad un attacco ai diritti dei lavoratori pubblici sia perché, nella fattispecie, si tratta di un attacco proveniente “dall’interno”: si accentua nella dirigenza pubblica la smania di migliorare gli indicatori della propria performance attraverso maggiori risparmi di gestione, da realizzarsi anche violando norme contrattuali e soprattutto ancora una volta sulla pelle dei lavoratori"