Maria Anna Madia, ministro della Funzione Pubblica, ha proposto di utilizzare il meccanismo dei prepensionamenti nel pubblico impiego per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Marcello Tansini 30/03/2014

In settimana, Maria Anna Madia, ministro della Funzione Pubblica nel governo presieduto da Matteo Renzi, è stata protagonista delle cronache di settore. Con la sua proposta di introdurre nel piano di riforma della Pubblica Amministrazione un meccanismo che preveda l’uscita anticipata dal lavoro nel pubblico impiego per i dipendenti prossimi a raggiungere l’età da pensione. Per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Prepensionamenti, dunque, per attuare un turnover, un ricambio generazionale. Prepensionamenti e non esuberi, ha precisato Madia, prendendo le distanze sia dai numeri sia dalla terminologia impiegati da Carlo Cottarelli, commissario alla spending review nominato dal precedente esecutivo a guida Enrico Letta.

Secondo il ministro della Funzione Pubblica, gli 85.000 esuberi di cui ha parlato Cottarelli rappresentano «un numero e una terminologia assolutamente sbagliati e distorti». Piuttosto, l’idea è quella di provare a ottenere uscite anche con prepensionamenti, ha evidenziato Madia.

Madia è stata chiamata in causa anche in merito a un altro tema caldo, quello del tetto agli stipendi dei manager. Il ministro della Funzione Pubblica ha già firmato una circolare dove è scritto nero su bianco che nel tetto fissato a 311.658,53 euro (tarato sullo stipendio del primo presidente di Corte di Cassazione) devono essere cumulati anche tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi.

Significa che, nella Pubblica Amministrazione, non si può superare la cifra di cui sopra considerando stipendio, pensione o qualsiasi altro tipo di consenso. La circolare firmata Madia muove da una norma già vigente. Con il governo Renzi, hanno riferito le cronache di settore, si apre la possibilità di una ulteriore sforbiciata. E Madia ha infatti confermato in settimana che su questo fronte «ci sarà sicuramente una proposta» dell’esecutivo che sarà «inclusa in un progetto complessivo sulla Pubblica Amministrazione».

Madia ha dichiarato inoltre di pensare a una «sana mobilità obbligatoria, laddove il rispetto è quello del diritto del lavoratore, laddove non ci siano degli ostacoli burocratici». Il che dovrebbe significare che, nel rispetto dei diritti del lavoratore, si devono trovare meccanismi e definire regole che non impediscano il trasferimento anche al dipendente che ha dato disponibilità in tal senso.

Il piano di riforma della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere pronto tra la fine di aprile e la prima metà di maggio, stando a quanto dichiarato da Angelo Rughetti, sottosegretario di Stato alla Pubblica Amministrazione.