Non solo i giovani che non hanno mai visto un posto fisso. Ma anche i genitori che l’hanno perso. Appesi a contratti a progetto, collaborazioni, lavori in nero. La vita sempre in bilico di un numero crescente d’italiani

di Francesca Sironi - foto di Gianni Cipriano, Andrea Frazzetta, Luca Locatelli per "l'Espresso"

Guido Ingenito e sua madre Febronia, entrambi precari
«Ho sempre lavorato con l’ansia del rinnovo del contratto. Adesso vedo i miei figli condannati alla stessa sorte». Filippo Gensabella, insegnante di storia dell’arte a Catania, quando è nato suo figlio era un’eccezione: nell’Italia “quinta potenza industriale” di Bettino Craxi, quelli che penavano per un’assunzione definitiva formavano una sparuta minoranza. Oggi è l’esatto contrario: il Paese è scivolato nella crisi, togliendo garanzie a due generazioni di lavoratori. Che si scoprono precari, a 20 come a 50 anni; quelli che un impiego a tempo pieno ce l’avevano ma lo hanno perso e quelli che non l’hanno proprio mai nemmeno visto. Non è più solo, infatti, un problema dei ragazzi, ma anche dei loro padri, di quei  genitori che riescono a ottenere solo occupazioni intermittenti. Vecchie e nuove leve obbligate a fare i conti con redditi sempre più incerti.

Impieghi temporanei, collaborazioni saltuarie e cassa integrazione riguardano ormai più del 50 per cento dei lavoratori attivi, rendendo il posto fisso una certezza del passato. E non sono solo gli under 25: metà degli assunti “a progetto” nel 2012 aveva tra i 30 e i 49 anni. Più di un terzo di loro ha figli a carico. Ed è una tendenza destinata ad aumentare: quasi sette neo-impiegati su 10, fotografa il rapporto 2013 dell’Istat , non sono “standard”. Secondo l’Isfol , un istituto del ministero del Lavoro, va ancora peggio: l’84 per cento dei nuovi contratti firmati avrebbe già incisa la data di scadenza.

Per questo non si può parlare solamente di “giovani precari”, come se il lavoro senza garanzie riguardasse solo chi ha appena finito gli studi. «Mentre la disoccupazione tra i 15 e i 24 anni continua a crescere a livelli record, la precarietà ha raggiunto le fasce d’età medie e medio-alte della popolazione», spiega Luca Salmieri , docente di Sociologia alla Sapienza: «Gli effetti della crisi hanno inghiottito anche coloro che prima potevano contare su un contratto a tempo indeterminato: gli adulti, padri e madri che restano senza garanzie. All’incertezza dei figli si è aggiunta quella dei genitori. Minando le fondamenta di quello che è per antonomasia l’ammortizzatore sociale nel nostro Paese: la famiglia». Così i Gensabella si ritrovano ad essere testimonial di un futuro instabile che riguarderà milioni di italiani