Scritto da Redazione Canicatti Web Notizie il 2 febbraio 2014

Il ritardo nell’espletamento delle pratiche amministrative da parte di Comuni, Province ed Enti Regionali non dovrebbe esistere in una regione, la Sicilia, dove i dipendenti stipendiati sono 6 volte quelli della Lombardia (3084 in Lombardia per 10 milioni di cittadini contro i 17995 dipendenti in Sicilia per 5 milioni di cittadini).  Eppure è proprio nella nostra Regione che si assiste alla cronicizzazione del ritardo, all’impantanatura della pratica che rimane a far bella mostra di sé sulle scrivanie dei ” dirigenti” o chiuse a chiave negli armadi dei “funzionari”.
Perché?
A prima vista tale ritardo sembrerebbe imputabile all’ incompetenza dell’esercito di ” generali senza soldato” ( sono tutti dirigenti ) che affollano le stanze dei nostri uffici pubblici o alla storica negligenza che li vede solo come condizionatori ( solo caldo ! )  di poltrone. In  realtà  sono da ascrivere al  modus operandi subdolo, arguto ed  illecito caratteristico della nostra camaleontica burocrazia  e politica. Il ” puro” ritardo permette la trasformazione della società siciliana da stato di “diritto” a stato di “favore”e permette la radicalizzazione del clientelismo politico. Il dirigente della Pubblica Amministrazione è determinato a conquistare comunque un “potere” nell’ambito della società in cui vive e si appiglia al “ritardo” per dare una dimensione di sé.

Costringere il prossimo ad una immotivata attesa è indice di potenza ed è rivalsa per l’umiliazione subita per la personale incapacità. Il “ritardo”  è inoltre il mezzo che il funzionario e il branco di politici a cui appartiene (perché su quella poltrona lo hanno collocato) mettono in atto contro avversari politici o personali. Il sopruso dell’attesa diventa così la ragion d’essere del burocrate e del politico. Tutto ciò è storia nota a tutti. Ma non a tutti è noto come, contro questi comportamenti della P.A. , in campo nazionale, già nel 1990 sia stata emanata la Legge 241/90 nel cui articolo 2 vengono fissati i tempi di espletamento delle pratiche burocratiche.

Purtroppo,i burocrati ed i politici siciliani hanno disatteso questa legge  trovando sponda nel fatto che l’inosservanza non è stata sanzionata. Da qualche tempo,però, questa prassi antisociale ha suscitato l’interesse da parte dei giuristi in relazione ai  risarcimenti  dei  danni di ritardo ( Consiglio di Stato 7 marzo 2005 n.875 – TAR Sicilia ,Palermo ,sez II,16aprile 2013 n.828 –TAR Abruzzo 21 novembre 2011 n.548  ecc. ) con l’emanazione di esemplari sentenze con le quali viene disposto l’equo rimborso per  il ritardo ingiustificato nell’emanazione di provvedimenti da parte della P.A. .

Oggi come oggi il legislatore considera il ritardo come un danno al bene della vita a prescindere dalla fondatezza o meno della richiesta fatta alla P.A.  partendo dalla constatazione che l’attesa di una determinazione o di un provvedimento della P.A. può fare  assumere  al soggetto richiedente ( ed alla famiglia )  delle decisioni importanti che ineriscono la loro stessa vita e questo ingiusto danno ( provocato dal  ritardo della P:A. )  và risarcito come vero e proprio danno alla vita  che è il bene supremo dell’uomo. D’altra parte,la P.A. ha il dovere,per evitare il danno erariale , di richiederne il rimborso ai veri responsabili.