a cura di Adriana Aronadio

L'amore è un'esperienza che tutti facciamo, prima o poi, e che perciò crediamo di conoscere.

Nella nostra civiltà la parola amore viene usata però in diverse accezioni, anche del tutto contraddittorie.

Se, per esempio, amare significa essere disposti a dare fino al sacrificio di se stessi, se significa volere il bene della persona amata, come può essere definito amore quell'oscuro impulso che spinge talora a farle del male, a vendicarsi di lei, perfino ad ucciderla? Perché la gelosia è in generale considerata sintomo inequivocabile, e addirittura indispensabile complemento, dell'amore, quando è evidente che essa nasce dal bisogno infantile ed egoistico di avere e non certo da quello altruistico di dare?

La cronaca riferisce quotidianamente casi terribili di persone disperate che compiono gesti insani "per amore", contribuendo così ad alimentare una confusione di idee che appare davvero grande (e pericolosa); e spesso noi ascoltiamo queste notizie con malcelato gusto scandalistico, senza chiederci come possa l'amore portare a tanto e se abbia un senso parlare di amore in casi del genere: insomma senza porci alcun problema, quasi la cosa fosse normale e scontata.

In una società dell'apparire, dove gli imperativi categorici sembrano essere la chiacchiera fine a se stessa ("chattare" su Internet), il divertimento coatto, il riempire la vita di mercanzie colorate, è inevitabile che l'atteggiamento generale verso i grandi problemi esistenziali diventi di giorno in giorno più acritico. Un banale indizio: le trasmissioni che "fanno più audience" sono proprio quelle che hanno per oggetto triviali esibizioni di sentimenti elementari e becere chiacchiere di gente che non sa esattamente che cosa dice, ma si esprime per luoghi comuni e per "sentito dire".

Non sarà il caso di ricominciare a chiederci di che cosa stiamo parlando?

I Greci, per distinguere i vari sentimenti che noi definiamo genericamente "amore", usavano addirittura quattro vocaboli diversi, e non certo per pignoleria: alcuni di questi sentimenti sono infatti profondamente positivi, altri invece sono nefasti e distruttivi e bisognerebbe imparare a guardarsene, cosa che assolutamente nessuno ci insegna a fare, men che meno la scuola, che si avvia inesorabilmente ad essere luogo di trasmissione "fredda" e burocratica di conoscenze apparentemente neutre (il che, sia detto per inciso, è a nostro parere un errore gravissimo, oltre che un controsenso pedagogico, come ben sa chiunque abbia letto Quintiliano).

Fonte: www.latinovivo.com