In una stanza, un uomo assertivo riesce ancora a zittire una donna, anche se preparata

a cura di Adriana Aronadio

Ieri mattina ho trovato messo nero su bianco quello su cui da settimane, con alcune amiche, ragioniamo: le donne soffrono di difetto di autostima. Se n’è accorto l’intellettuale David Brooks, editorialista nel Nyt. Nella sua rubrica è partito dall’analisi di una pubblicità del sapone Dove, nella quale un disegnatore della polizia chiede ad alcune donne di descriversi per fare dei bozzetti. Poi domanda ad altre persone di descrivere quelle stesse donne. Ebbene, questi ultimi schizzi risultano molto più lusinghieri, tanto da commuovere le intervistate. Morale: le donne soffrono di scarsa  autostima. Perché sono eccessivamente critiche su loro stesse e sul loro operato.

Al contrario, gli uomini soffrono di un eccesso di autostima, che spesso li porta ad essere molto assertivi. E tutto questo avviene nonostante decenni di femminismo e di battaglie per la parità dei sessi: stando all’osservazione delle realtà che viviamo, sembra che non siano servite a rendere le donne più forti, a renderle consapevoli delle loro capacità. Non ha incrementato la nostra autostima.

Un problema antico, intendiamoci. Ne parlava già il sociologo Ernesto de Martino quando, nel descrivere il fenomeno delle tarantolate, ricorreva alla tesi della crisi di presenza: cioè le donne andavano giù a terra e tremavano come reazione isterica di fronte al sentirsi nulla, assenti, nella società.

Purtroppo è qualcosa che sentiamo ancora. E contro cui ancora combattiamo, al di là di quello che scriviamo e ci raccontiamo. Basta osservare i bambini di un asilo. I maschietti vengono educati, nonostante il nostro affannoso tentativo di allontanarci  dagli stereotipi, comunque seguendo delle linee che ci sono state inculcate da quando siamo nate/nati: se un bambino è assertivo, leader, anche un po’ prepotentello, beh, è un maschio. Nella vita aderirà perfettamente agli stereotipi del principe azzurro vincente. Ve lo immaginate, invece, un eroe che rinuncia a combattere, o magari le prende? A chi piacerebbe? Secondo me, nemmeno alla principessa.

Tutt’altra storia per le bambine. A loro si insegna ad essere dolci, gentili, rispettose, ad aderire ai canoni già scritti per loro. E’ da piccoli, insomma, che si impara (non in tutti i casi, ovviamente) a guardare ai maschi  come modello di assertività. Per poi ritrovarci un giorno in una stanza e, pur pensando magari cose intelligenti e ben ponderate, ascoltare l’uomo di turno alzarsi e dire la sua come non avesse mai fatto altro prima. Il risultato è che la nostra autostima, anche nel confronto con altre donne peraltro, è sempre bassissima. Il che, intendiamoci, potrebbe anche essere positivo: questo spesso, e lo scrive anche Brooks, ci induce a lavorare e studiare di più sulle cose, prima di esporci. Di qui l’assioma: le donne sono più preparate. Ma allo stesso tempo ci rende meno sicure. Osiamo meno, almeno in pubblico. E siamo rallentate nella nostra vita lavorativa. E anche familiare, dico io. Perché è chiaro che quando ci sono modelli gerarchici ben stabiliti, la famiglia funziona. E’ quando la donna si allontana da quegli schemi che la situazione è fuori controllo.

Per questo ora rivolgo a tutti voi una domanda: le donne, oggi, hanno ancora meno autostima degli uomini? Sono ancora meno assertive degli uomini?  Ci inviate le vostre esperienze?

L’idea è quella di provare a fare una ricerca sul campo, e capire come vanno davvero le cose.

Fonte: di Angela Frenda ; la27esimaora.corriere.it