Massimo Gramellini

Sarà anche una poesia dallo stile mediocre, benché spesso venga attribuita a Pablo Neruda, ma quello che la giornalista brasiliana Martha Medeiros ha messo su carta con parole convenzionali è un pensiero potentissimo: il senso della vita. «Cosa sarà che ti fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento», cantavano Dalla e De Gregori (su testo di Ron), rielaborando il formidabile epitaffio di Marcello Marchesi: «L’importante è che la morte ci colga vivi»

La sensazione è che questa vita a cui sembriamo tanto affezionati non ci interessi conoscerla davvero e che il mito della Bella Addormentata parli a tutti noi, al nostro rifiuto di svegliarci, alla paura di vivere, che non è timore dell’ignoto ma timore di lasciare ciò che è noto. Di fronte al dolore, all’imprevisto, alla perdita di qualcosa, la prima reazione è conservatrice, di rifiuto o di fuga, condita dal lamento vittimista («capitano tutte a me»). Aspiriamo alla quiete, mentre la vita è movimento, adattamento a esigenze che mutano di continuo. Se ti paralizzi davanti all’onda ne vieni travolto. Anche se le giri le spalle, nel tentativo impossibile di riguadagnare la riva. La scelta giusta è andare incontro all’onda per cavalcarla. Facile a dirsi. Ma «Lentamente muore» di Martha Medeiros, di cui riporto qui i miei passi preferiti, può aiutarci nell’impresa, la più eroica che sia data in sorte all’essere umano: vivere.

«Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca o il colore dei vestiti, chi non rischia, chi non parla a chi non conosce. Lentamente muore chi evita una passione, chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, chi rinuncia a inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia e pace in se stesso. Lentamente muore chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare…».

Lentamente muore
di Martha Medeiros (2000)