Consiglio nazionale Uilpa
Pomezia, 16-17 giugno 2025
Relazione di apertura di Sandro Colombi
Care compagne e cari compagni,
vorrei innanzitutto rivolgere il mio saluto a tutti voi. Un saluto particolare e un ringraziamento speciale il Segretario Generale della UIL Pierpaolo Bombardieri, che con il suo intervento chiuderà i lavori di questa prima giornata.
Ho notato che sono stati particolarmente apprezzati gli auguri di buon lavoro al neo sottosegretario con delega al sud, lo dico in virtù dei molti messaggi che mi sono arrivati e hai molti commenti sulle pagine dei social.ù
A Pierpaolo è stato chiesto cosa ne pensasse un paio di giorni fa alla festa della uil a reggio calabria. Lui ha risposto che preferiva rimanere in silenzio.
Pierpaolo, mai sentito un silenzio più assordante!
Ma noi della uil siamo fatti così, diciamo pane al pane e vino al vino, (qualche volta anche alla grappa) e combattiamo le battaglie difficili, quelle che si prefiggono di cambiare la società in meglio, per questo ci siamo chiamati il sindacato delle persone e lasciamo quelle facili agli altri altri. E le nostre sono battaglie coraggiose.
Zero morti sul lavoro ora è una battaglia di tutta la società civile, ma a lanciare l’idea è stata la uil è stato pierpaolo bombardieri che con caparbietà ha tenuto la barra dritta e ha continuato ad insistere di quanto fosse importante fare in modo che la sicurezza sul lavoro fosse nelle priorità dell’agenda politica. 1000 morti all’anno non fanno della nostra nazione un paese civile e noi come pa ci sentiamo parte in causa perché siamo quelli che dovrebbero effettuare i controlli e sono anni che denunciamo che la scelta della politica è stata quella di agevolare la logica del profitto ad ogni costo, sono anni che denunciamo che gli organici di ispettori del lavoro dell’inps, dell’inail sono al collasso e che bisogna potenziare i sistemi di controllo.
Così come la battaglia sui lavoratori fantasma ci vede protagonisti nel far emergere un problema che vede la politica girarsi dall’altra parte. Ma il lavoro precario, il lavoro povero è purtroppo un problema enormemente presente nella nostra sociètà ormai troppo infettata dal virus del neoliberismo che fa dello sfruttamento dei lavoratori un suo punto cardine.
Vedete circa un anno fa siamo partiti proprio da questo punto, dalle risorse che il governo avrebbe dovuto mettere in campo per rinnovare i contratti dei pubblici dipendenti.
Avevamo sperato che fosse riconosciuto l’enorme impegno che i dipendenti pubblici avevano posto durante la pandemia e che si desse seguito al patto per innovazione e la coesione sociale che vedeva la pubblica amministrazione come motrice per la ripresa del paese. L’inflazione del trienno era del 17 per cento ed io ricordo che durante un esecutivo, con quella capacità tutta uil di vedere un cm più in la lanciammo da un lato la piattaforma unitaria e dall’altra la campagna elettorale delle rsu per la forza politica che deriva dal risultato positivi delle elezioni. Definemmo quelle elezioni, le elezioni!
Si è aperta quindi la fase della contrattazione che ci ha visti disponibili al confronto ma la doccia fredda è arrivata subito con un atto di indirizzo che non lasciava nessun margine di modifica normativa e con risorse pari al 5,78 per cento, nemmeno un terzo dell’inflazione dichiarata dall’istat in parlamento.
Abbiamo provato in ogni modo con la nostra delegazione trattante ad affermare almeno qualcuna delle molte richieste presentate con la piattaforma unitaria.ù
La risposta è stata la disponibilità a firmare il contratto da una maggioranza risicata composta, aimè, da una confederazione, la Cisl e da altre sigle autonome.
Ma è proprio in questa fase, io credo, che il valore della confederalità è emerso in tutta la sua importanza. Sì, Pierpaolo, il valore della confederalità. Quel valore che tu ci hai ricordato e ci hai testimoniato con il tuo appoggio e il tuo sostegno. Quel valore che ci ha dato la forza di compiere il salto decisivo, di rompere gli schemi, di mandare a gambe all’aria il tavolo apparecchiato dalla politica nella sede dell’ARAN non firmando un contratto al ribasso e che toglieva dignità ai lavoratori pubblici.
Poi è iniziata la fase della campagna elettorale e ricordo quando in un nostro esecutivo ci hai ricordato l’importanza delle elezioni e ci hai chiesto gli occhi da tigri: pierpaolo, abbiamo avuto gli occhi da zoo.
ma io oggi desidero ringraziare Bombardieri per quello che ha fatto insieme a noi, per l’appoggio che non ci ha fatto mai mancare anche attraverso le strutture confederali territoriali durante tutta la campagna per le RSU. Voglio ringraziarti, Pierpaolo, per l’aiuto che hai dato a una categoria piccola come la UILPA, ma che opera in un settore estremamente delicato, forse il più difficile di tutto il comparto pubblico.
Abbiamo dovuto subire attacchi ignobili. Siamo stati ricoperti di calunnie e di falsità. Abbiamo affrontato una campagna elettorale in salita, tra le false promesse delle altre sigle che annunciavano mirabolanti aumenti ai nostri colleghi in arrivo con i cedolini di marzo, cioè pochi giorni prima delle votazioni. Abbiamo visto organizzazioni sindacali che sino a poco prima erano concorrenti duri, ma leali, minacciare di denuncia le amministrazioni se avessero concesso ai rappresentanti UILPA di sedersi ai tavoli della contrattazione integrativa. E facevano questo, badate bene, pur sapendo che il diritto all’informazione e al confronto è garantito sia dalla Costituzione che dalle più recenti norme europee. Pur sapendo che una sentenza del giudice del lavoro, di recente confermata anche in appello, ha ordinato di disapplicare gli articoli del contratto collettivo nazionale della Scuola che vedevano l’esclusione della UIL, non firmataria del CCNL, per la parte riguardante l’informazione e il confronto.
Non mi dilungo oltre a ripercorrere vicende che tutti conoscete, dato che sono il pane quotidiano della nostra attività sindacale. Ma a proposito di rappresentatività e di democrazia sindacale lasciate solamente che vi dica tre cose.
- abbiamo iniziato a far partire le azioni legali contro l’esclusione della nostra Organizzazione dai tavoli decentrati dopo la mancata sottoscrizione del CCNL Funzioni Centrali 2022-2024. Lo avevamo annunciato e lo abbiamo fatto. È un’iniziativa che portiamo avanti insieme alla CGIL FP, ovviamente, perché pensiamo che in questo modo possa avere più forza incisiva in alcune amministrazioni ‘pilota’, per poi estenderla a tutte le altre. In prima istanza, gli enti coinvolti sono il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Istruzione. Per inciso, si tratta di amministrazioni dove come UILPA alle elezioni delle RSU siamo andati fortissimo, segnando – ma guarda il caso – risultati straordinari in quasi tutte le sedi elettorali al centro e in periferia. Non solo: si tratta di amministrazioni nelle quali le sigle sindacali non firmatarie dell’accordo del 27 gennaio rappresentano ben più del 50% del personale. E attenzione: eravamo oltre il 50% già prima delle RSU. Adesso abbiamo addirittura aumentato il margine di vantaggio. Immaginate voi se sia sensato escludere dai tavoli sindacali chi rappresenta legittimamente la maggioranza assoluta dei lavoratori. Quello che chiediamo è di partecipare al sistema di relazioni sindacali per gli istituti dell’informazione e del confronto, secondo i principi della sacrosanta battaglia giuridica sta conducendo con successo la UIL Scuola. E se le controparti amministrative resteranno sorde alle nostre diffide, noi non ci fermeremo fino a che questo ignobile vulnus della democrazia rappresentativa non verrà sanato. Nello specifico relativamente ai ricorsi la giudice su eccezione dell’avvocatura ha dato atto di aver dato i termini di comparizione brevi del 28 e non quelli del rito ordinario e quindi ha disposto il rinnovo della notifica e del terminedi comparizione fissando la nuova udienza al 4 novenbre
- Dobbiamo prendere atto che in questo Paese esiste un grosso problema politico: siamo senza ministro della Funzione Pubblica. Sì, formalmente ce n’è uno, o almeno si presenta come tale nelle interviste che rilascia ogni giorno a qualche giornale mainstream. Ma dopo averlo incontrato alcune volte, e dopo aver ascoltato e letto le sue esternazioni sul fatto che la UIL e la CGIL gli impedirebbero di concedere gli aumenti ai dipendenti pubblici – a proposito, Pierpaolo, grazie per aver replicato a dovere a tale sciocchezza – mi sono reso conto che Zangrillo non esiste se non come figura virtuale. Un avatar politico. Non vuole, ma più probabilmente non può fare alcuna seria politica contrattuale, semplicemente perché non è in grado. Non dico che sia colpa sua, dico che non è in grado perché non glielo permettono. Ha un compito da eseguire e lui lo esegue. Quelli che decidono sul destino dei soldi pubblici si sono dati la missione di tagliare i costi del personale della P.A., perché quei soldi, evidentemente, servono per fare altre cose e vanno spostati su altri obiettivi. Tutto qui. Per questo hanno messo lui, un burocrate travestito da manager, o viceversa, fate voi, che ubbidisce alle direttive e alimenta la propria immagine a colpi di slogan tipo: il posto “figo”, la meritocrazia, l’intelligenza artificiale… roba trita e ritrita. Minestre riscaldate non si sa già quante volte negli ultimi 20 anni. Citofonare Brunetta, se volete le ricette originali. Ma mi sa che ormai non ci crede più tanto neanche lui.
- la rappresentatività è cambiata rispetto al 27 gennaio. Quello striminzito 53% di maggioranza che ha consentito la firma del CCNL ’22-’24 non esiste più. E per chi non avesse capito, lo dico in maniera più esplicita: CISL, Confintesa, FLP e Confsal oggi, dopo la tornata elettorale dello scorso aprile, non hanno più la maggioranza nel comparto Funzioni Centrali. Anche se i dati ufficiali dell’ARAN non sono ancora usciti, sappiamo che è così. La UILPA, insieme alle altre organizzazioni che si sono rifiutate di mettere la faccia su quell’abominio di contratto che ha venduto i lavoratori delle Funzioni Centrali per un piatto di lenticchie, oggi è maggioranza al tavolo nazionale. E credetemi, compagni e amici: non potete immaginare quanto sono ansioso di incontrare il presidente dell’ARAN quando ci convocherà per aprire la tornata contrattuale ’25-’27. Non vedo l’ora di stringergli la mano e dirgli con un grande sorriso: grazie, presidente Naddeo! Grazie di cuore! Che favore ci avete fatto… E più vi impegnate per sbatterci fuori più noi cresciamo nei consensi. E ogni volta diventiamo più forti e più determinati. Non abbiamo mai preso tanti voti alle RSU come quest’anno! Non abbiamo mai avuto tanti delegati eletti nelle RSU in tutte le sedi di tutte le amministrazioni centrali come questa volta! Dite che è solo una coincidenza? Io non credo. Penso invece che le lavoratrici e i lavoratori delle Funzioni Centrali abbiano detto con molta chiarezza che cosa si aspettano dalla prossima tornata contrattuale. E penso che il risultato complessivo di queste elezioni sia di fatto una revoca del mandato di fiducia nei confronti delle organizzazioni che hanno firmato l’accordo del 27 gennaio. E penso anche che qualcuno nei corridoi di Palazzo Vidoni sia consapevole del fatto che la trattativa per il nuovo CCNL sarà molto, molto diversa da quella precedente. Sanno perfettamente che stavolta i “volenterosi” non basteranno per chiudere un altro contratto a perdere. Sanno che dal prossimo giro al tavolo delle Funzioni Centrali si tornerà a fare sindacato sul serio!
In realtà, oggi ci stiamo rendendo conto che uno degli effetti dei risultati delle ultime elezioni per le RSU è quello di far comprendere meglio qual è il vero gioco della politica rispetto ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Un gioco che, per la verità, noi della UILPA avevamo denunciato da tempo, ma che ora si mostra palesemente per quello che è, disvelando i suoi reali obiettivi. C’è una ragione politica per non convocare le organizzazioni rappresentative del comparto Funzioni Centrali e avviare con loro la trattativa per il rinnovo di un contratto nazionale che è già scaduto da sei mesi. Il nostro datore di lavoro pubblico punta a ridimensionare gli spazi di manovra del sindacato, depotenziando il sistema delle relazioni industriali, pur senza abolirlo formalmente. La politica contrattuale adottata da questo governo nei confronti dei lavoratori del settore pubblico si può riassumere in un semplice schema: o i sindacati firmano contratti al ribasso con la formula del ‘prendere o lasciare’, oppure non si fanno contratti collettivi e si procede a distribuire le risorse economiche per decreto. Risorse che, badate bene, alla fine si traducono in incrementi di qualche decina di euro sullo stipendio tabellare spalmati in tre anni.
Una visione così rozza non può che provenire da una classe politica incompetente e, chiaramente, non all’altezza delle sfide che i tempi pongono alla pubblica amministrazione e al suo straordinario patrimonio di competenze e di professionalità. Una classe politica che non sa nulla del lavoro pubblico nel terzo millennio; che lo abbina confusamente a un’idea obsoleta di produttività pseudo-meritocratica che non funziona, non può funzionare e non ha mai funzionato in nessuna realtà del tanto decantato mondo del lavoro privato; una classe politica che non è in grado di rendersi conto dell’importanza di mantenere vivo il sistema delle relazioni sindacali in quella che oggi rappresenta la più grande impresa produttiva del Paese.
Lo dimostrano gli interventi legislativi che il Parlamento continua a sfornare sulla pubblica amministrazione e che sembrano ispirati tutti alla stessa logica: ampliare a dismisura gli spazi di manovra unilaterale delle amministrazioni e indebolire la posizione giuridica di una forza lavoro sempre più precarizzata.
E per quanto riguarda la partita dei rinnovi contrattuali non ho dubbi sul fatto che il ministro-avatar continuerà ad attenersi al ruolo che gli è stato assegnato. Farà l’ufficiale pagatore per conto del Ministero dell’economia e distribuirà in due o tre scaglioni gli aumenti contrattuali da qui al 2027, salvo una residua coda contrattuale con gli ultimi spiccioli rimasti, da chiudere in fretta a tempo scaduto, per far finta di aver rispettato le procedure del 165.
Perché affermo una cosa del genere? Perché ce lo insegna l’esperienza dell’ultima tornata. Se il ministro – come sostiene a parole – fosse seriamente intenzionato a valorizzare il ruolo della contrattazione collettiva, non avrebbe mai autorizzato l’ARAN a sottoscrivere un contratto delle Funzioni Centrali con quasi la metà della rappresentanza sindacale contraria. Un contratto che – mi assumo la responsabilità di quello che dico – si voleva usare strumentalmente come grimaldello per affossare le legittime aspettative dei lavoratori degli altri comparti, in primis Enti Locali e Sanità, che insieme fanno oltre un milione di dipendenti contro i duecentomila scarsi delle Funzioni Centrali. Hanno cercato di usare noi per colpire loro.
Questi geni dell’economia politica pensavano che sfruttando il precedente al ribasso delle Funzioni Centrali avrebbero messo con le spalle al muro i due comparti più grossi della P.A. Ma questa strategia è naufragata miseramente di fronte alla fermezza mostrata dalla UILFpl e dalla Uil scuola. Molto semplicemente, alle Funzioni Centrali ci siamo rifiutati di fare la foglia di fico del governo e di mettere la nostra faccia per coprire la sciagurata politica di taglio generalizzato della spesa pubblica cominciando con la riduzione del salario dei dipendenti statali.
Zangrillo Aran e qualche organizzazione sindacale hanno scommesso sul fatto che alle elezioni per le RSU i lavoratori delle Funzioni Centrali, degli Enti Locali e della Sanità avrebbero punito le organizzazioni che non si rendevano disponibili a firmare il CCNL.
Beh, gli è andata male una volta di più. Perché, a giudicare dai risultati elettorali, non mi sembra proprio che i nostri colleghi siano così arrabbiati con la UIL per le posizioni che ha assunto nella trattativa per il rinnovo, tutt’altro! In ciascun comparto della P.A. abbiamo registrato uno straordinario aumento dei consensi. Un aumento che è trasversale a tutto il fronte del pubblico impiego, dalle Funzioni Centrali alla Scuola! E quindi, caro ministro Zangrillo, come la mettiamo? C’è ancora qualcuno al governo che ha il coraggio di addossare al sindacato la responsabilità dei mancati aumenti? Possibile che dalle parti della politica non ci sia nessuno che abbia uno specchio per guardarsi e porsi qualche domanda?
Quando il sindacato parla al cuore dei lavoratori, quando il sindacato spiega le cose, quando il sindacato dice la verità, i lavoratori ascoltano, capiscono e rispondono.
Ed è esattamente quello che la UILPA ha fatto per mesi, battendo le amministrazioni ufficio per ufficio, incontrando le persone in ogni singolo luogo di lavoro. Ovunque abbiamo spiegato come stavano le cose.
Abbiamo parlato con sincerità al ‘nostro’ popolo, alla comunità dei nostri quadri nazionali e territoriali, dei nostri iscritti e dei tantissimi che ci riconoscono come un sindacato serio e affidabile. A loro abbiamo detto in maniera molto chiara che queste non erano normali elezioni, ma erano “LE” elezioni. Vale a dire, un tornante storico nel quale la nostra organizzazione praticamente si giocava il proprio passato, il proprio presente e il proprio futuro di sindacato rappresentativo nel comparto Funzioni Centrali.
Sì, Pierpaolo, in queste RSU ci siamo giocati 27 anni di storia della UILPA. Ma se abbiamo potuto reggere questo gioco e la pressione enorme che ha comportato su ognuno di noi singolarmente e su tutta la nostra struttura organizzativa, ciò è avvenuto perché sapevamo di avere alle spalle la nostra Confederazione. E perché sapevamo che la nostra politica sindacale era la politica sindacale della Confederazione, che è scesa in campo insieme a noi sposando la nostra causa e non ha avuto paura di esporsi con noi e per noi contro il governo e contro un sistema mediatico per lo più ostile alle nostre rivendicazioni.
Siamo stati molto prudenti nel commentare il nostro possibile, anzi probabile risultato complessivo finale. Mi sono tenuto basso. Oggi voglio essere ancora più prudente, perciò mi limito a dire una sola cosa: compagni ed amici, la UILPA ha vinto le elezioni 2025! Di più: ha perso quella parte del mondo sindacale che si è assoggettata agli ordini della politica. Ha vinto chi ha avuto il fegato di gridare NO all’invadenza della politica! NO a un contratto vergognoso! NO alla logica del prendere o lasciare! NO all’umiliazione del lavoro pubblico! Umiliazione, ministro Zangrillo, umiliazione! Quel 5,78% di aumento dopo tre anni di inflazione cumulata al 17% è umiliante, degradante, offensivo della nostra dignità, per non parlare di quello 0,22% di elemosina aggiunto in fretta e furia all’ultimo momento e solo a seguito della nostra mobilitazione In media, ci hanno dato 160 euro lordi in tre anni, di cui oltre la metà erogati con acconti e una-tantum strada facendo. La cifra più bassa di tutti i rinnovi contrattuali conclusi nel 2024 e nel 2025. In tre anni abbiamo perso oltre il 10% del nostro potere d’acquisto. E secondo loro dovremmo essere contenti?
Ascoltate queste parole, le cito testualmente: “Le retribuzioni italiane che perdono potere d’acquisto spingono verso il basso consumi e crescita, e abbattono la dignità della vita e del lavoro. È un problema nazionale.”. Sapete chi le ha pronunciate appena pochi giorni fa? Provate a indovinare…No, non è stato quell’ingrato di Sandro Colombi. E nemmeno quell’incontentabile di Pierpaolo Bombardieri. Queste parole le ha pronunciate un signore che si chiama Emanuele Orsini e che di mestiere fa il presidente di Confindustria. Le ha pronunciate all’ultima Assemblea di Confindustria davanti a una platea dove sedevano tutti i maggiori industriali italiani.
Rendetevi conto: in Confindustria, dove i rinnovi contrattuali erogano in media aumenti tra i 250 e i 300 euro, a seconda dei settori, sanno che quegli aumenti non bastano a fermare l’impoverimento dei lavoratori. Lo sanno e lo ammettono pubblicamente. E parlano di “problema nazionale”, capite? Ministro Zangrillo, ma lei non si vergogna quando afferma che un rinnovo a 160 euro lordi nel triennio è il migliore dei contratti possibili? Non si vergogna di dire che la nostra protesta è ingiustificata? La taccagneria di questo governo nei confronti dei dipendenti pubblici ha messo in imbarazzo perfino Confindustria!
Vedremo come andranno le cose con il prossimo contratto. Una piattaforma unitaria con CGIL-FP e CISL-FP, in questa fase, mi sembra difficile elaborarla. Ma noi, come UILPA, abbiamo già chiara la lista delle nostre rivendicazioni, che non si discosteranno da quelle che avevamo presentato – badate bene, unitariamente! – all’inizio della tornata ’22-’24. Per noi quella linea è sempre valida.
Come Segreteria Nazionale siamo pronti ad inviare all’ARAN la nostra delegazione trattante, non appena ci chiameranno. Ma di sicuro la UILPA oggi parte in una posizione completamente diversa da quella che, a un certo punto, si era venuta a creare nel corso dell’ultima trattativa.
Per questo io ritengo che la nostra categoria debba procedere, da qui in poi, in strettissimo raccordo con la Confederazione. Ci sono azioni giudiziarie in itinere che potrebbero cambiare gli scenari a breve. E ci sono interlocuzioni avviate con la Funzione Pubblica su una vasta gamma di problemi che l’ultimo CCNL non è riuscito a risolvere, a cominciare dalla detassazione del salario accessorio e dalla rimozione dei paletti fissati dalla legge Madia sulla consistenza dei fondi per la produttività.
D’altronde è inevitabile: quando si firmano contratti deboli, quelli che li firmano poi non hanno abbastanza forza, non hanno sufficiente credibilità politica per affrontare nel CCNL i nodi più difficili e, tanto meno, per mettere pressione al governo affinché si muova in sede legislativa per soddisfare le richieste delle organizzazioni sindacali.
Perché, vedete, in un contratto nazionale non c’è solo la parte economica. Che pure è importantissima, sia chiaro. Però un contratto nazionale deve saper regolare tanti altri aspetti che riguardano la vita lavorativa delle persone, migliorandole ogni volta. E di aspetti da migliorare nella vita professionale delle lavoratrici dei lavoratori delle Funzioni Centrali, lo sappiamo, ce ne sono davvero tanti. Dal benessere organizzativo alla flessibilità degli orari; dal welfare contrattuale ai criteri di attribuzione degli incarichi di responsabilità; dalle politiche del personale alle conseguenze organizzative dell’introduzione delle nuove tecnologie. Ogni forma di criticità che ci arriva dalla voce dei lavoratori e che può essere migliorata per via contrattuale deve essere oggetto di attenzione nel contratto nazionale e poi, a seguire, deve trovare spazio in sede di contrattazione integrativa.
Mi avvio verso le conclusioni trattando un argomento per cui questo Consiglio Nazionale rappresenta per tutti noi l’inizio di un nuovo, grande impegno in vista del Congresso che si terrà tra meno di un anno. Per la UILPA questa stagione congressuale rappresenta un passaggio doppiamente importante, perché coinciderà con il compimento del percorso di unificazione con UIL-FPL e UIL-OO.CC. voluto dalla Confederazione. Penso che sia una scelta saggia, perché è una scelta che ha lo sguardo rivolto a futuro. E quella di guardare sempre al futuro è proprio la caratteristica tipica della famiglia UIL. Per questo, come ho già avuto modo di dire all’ultimo Esecutivo, dobbiamo affrontare con ottimismo la prospettiva di trasformarci in qualcos’altro, senza disperdere la nostra identità storica di categoria. Anche in questo delicato, ma necessario passaggio avremo la Confederazione al nostro fianco. E questa è la migliore garanzia che il patrimonio di esperienza e di capacità che la UILPA ha accumulato in 28 anni di attività non andrà perduto.
Nei prossimi mesi, prima del congresso, definiremo insieme alla Confederazione l’architettura della nuova realtà che si andrà a creare. E questa nuova realtà io credo prevederà il mantenimento delle prerogative che ci contraddistinguono come UILPA e che, chiaramente, sono state costruite e affinate nel tempo in base alle caratteristiche organizzative delle amministrazioni alle quali facciamo riferimento.
Parliamo di amministrazioni che hanno la sede centrale a Roma, ma estendono la propria attività su tutto il territorio nazionale da Nord a Sud. Non a caso, infatti, siamo l’unica categoria che agisce su un doppio livello di contrattazione integrativa: nazionale e di posto di lavoro. Questo modello non è surrogabile da altri modelli. Quindi, ribadisco, all’interno della nuova grande categoria dovrà esistere uno spazio ben definito di specificità nel quale recuperare e valorizzare il patrimonio organizzativo e politico della UILPA. Del resto, il nostro modello organizzativo ha dimostrato negli anni di essere valido a rappresentare gli interessi dei dipendenti delle amministrazioni centrali. E i risultati che abbiamo ottenuto in termini associativi ed elettorali ne sono la migliore riprova.
Il nuovo soggetto sindacale che nascerà al termine di questa operazione sarà forse la categoria più forte all’interno della UIL. Ma per raggiungere questo obiettivo, amici e compagni, è necessario prima di tutto che noi ci crediamo. Perché solo con l’impegno, la coesione e lo spirito di collaborazione di tutti, della Segreteria Nazionale, dei dirigenti nazionali e territoriali, ma anche dei semplici iscritti, renderemo possibile la realizzazione di un progetto così ambizioso.
Non abbiate paura del nuovo. La UILPA non scomparirà, ma si rafforzerà in un contesto rappresentativo più ampio. Ai tavoli contrattuali acquisteremo la forza di essere una grande struttura rappresentativa in tutto il settore pubblico, colmando finalmente quel divario organizzativo che troppe volte abbiamo riscontrato nei confronti delle organizzazioni nostre omologhe di CGIL e CISL.
Io sono pronto, Pierpaolo. La UILPA è pronta ad affrontare questa nuova avventura.
Facciamo insieme l’ultimo pezzo di strada che ci separa dal nostro futuro. Costruiamo insieme un nuovo grande soggetto sindacale che abbia la forza e la determinazione di rimettere la pubblica amministrazione e il lavoro pubblico al centro di qualunque politica economica e sociale. Al centro di qualunque modello di sviluppo del Paese. Al centro di qualunque prospettiva di tutela del diritto di tutti i cittadini a una vita libera e dignitosa. Dopo 20 anni di smantellamento dei servizi, di depauperamento delle risorse e di scientifica distruzione delle relazioni sindacali, credo che i tempi siano maturi per una svolta di cui noi saremo protagonisti!