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È passata quasi sotto silenzio un’importante notizia: il Consiglio di Sato ha praticamente bocciato lo schema di decreto del governo contenente le modifiche al codice di comportamento dei pubblici dipendenti. Modifiche secondo le quali al dipendente pubblico sarà vietato di esprimere sui social network opinioni che possano “nuocere al prestigio e all’immagine” della P.A.

Lo scorso dicembre la UILPA aveva espresso tutta la sua contrarietà. Il rischio è che, in mancanza di criteri oggettivi, peraltro impossibili da stabilire, una norma simile finisca di fatto per consegnare nelle mani del datore di lavoro pubblico un pressoché incontrollato potere discrezionale facilmente utilizzabile per reprimere la libertà di pensiero e di espressione.

Con parole diverse ma sulla stessa lunghezza d’onda si è collocato il Consiglio di Stato. Il quale ha rilevato che per come sono formulate le nuove regole di condotta espongono i lavoratori pubblici “agli eccessi degli spazi interpretativi d’intervento, ed anche alla connessa dubbiosità, per così dire, disparitaria, circa l’attivazione delle procedure disciplinari, di chi sarà preposto ad assicurarne il rispetto e a sanzionarne la violazione.”

Non entriamo nel dettaglio della sentenza, che muove altri rilievi a questa pessima iniziativa del governo. Ciò che ci preme sottolineare è che il tentativo di introdurre un principio per cui è legittimo sorvegliare l’attività extra-lavorativa di chi opera nella P.A. rappresenta un pericoloso precedente per tutti i lavoratori e per tutti i cittadini.

Se infatti dovesse passare questa logica qualsiasi espressione del pensiero di un individuo può essere censurata e sanzionata semplicemente facendo riferimento a una generica esigenza di tutela dell’immagine e del prestigio del datore di lavoro. Va da sé che sarebbe la fine della libertà di parola al di fuori del contesto lavorativo. Per non parlare delle ricadute che tale norma di comportamento avrebbe sull’attività sindacale. Si dovrebbe ricorrere a riunioni clandestine?

Dopo l’intervento del Consiglio di Stato, il decreto sul nuovo Codice di comportamento sarà certamente oggetto di modifiche. Ma temiamo che non si fermerà l’ondata autoritaria con cui si punta impedire ai lavoratori di esistere come persone dotate di una propria autonomia di pensiero e di espressione.

Se saremo smentiti saremo i più contenti di tutti. Ma se non lo saremo, sappiano alla Funzione Pubblica e in Parlamento che noi non rinunceremo mai a difendere gli spazi di libertà e di democrazia che abbiamo conquistato e che ci spettano come lavoratori e come cittadini.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 20 febbraio 2023